Ripensare il soggetto equivale a ripensare le sue origini corporee.

Questa consapevolezza emerge dalle teorie proprie della tradizione materialista, di cui Donna Haraway è una delle principali sostenitrici contemporanee. Il corpo – risultato dell’intreccio costante tra elementi socio-culturali – è un’entità trasversale ed in continuo divenire. La definizione identitaria dell’essere umano è un processo incompleto e mira al mantenimento stesso di tale condizione: prende forma così un nuovo concetto del sé, relazionale ed esteso. Nascono nuove ipotesi sui possibili sviluppi dell’essere umano, inteso come forma vivente in grado di adattarsi, mutare ed evolversi a seconda delle caratteristiche ambientali – e non solo – che lo circondano.

La ricerca artistica di Agnes Questionmark (1995) si muove all’interno di una dimensione ibrida, multiforme, una condizione liminale tra tesi scientifiche e fantascienza, volta all’esplorazione delle possibilità di evoluzione transpecie. L’analisi dei rapporti che si instaurano tra il corpo e l’ambiente circostante trovano un punto di risoluzione nelle tesi postumane, sostenitrici del rapporto interspecie tra esseri umani, animali e piante. Superato perciò un apparente transumanesimo connotato dal suo antropocentrismo strutturale, l’artista suggerisce un atteggiamento positivo nei confronti di una forza vitale non più esclusivamente umana, bensì frutto di un processo interattivo che intreccia specie e generi. Attraverso installazioni ambientali, performance e sculture, Agnes pone l’attenzione sulle dinamiche evolutive del corpo umano, evidenziando quelle mutazioni strettamente legate all’ecosistema che ci circonda, conseguenti alle innovazioni tecnologiche, climatiche ed economiche. Sottoponendosi alle condizioni ambientali estreme delle sue performance, l’artista approccia il dolore fisico come primo passo verso una depersonalizzazione del sé, mettendo così in discussione quel processo identitario che non presenta più un’origine ed una conclusione.

CHM13hTERT – il cui nome coincide con la linea cellulare che ha permesso di assemblare la prima sequenza completa del genoma umano in laboratorio – è una long durational performance proposta dall’artista presso spazioSERRA (spazio espositivo e associazione no-profit fondata nel 2017 a Milano), a cura di spazioSERRA e The Orange Garden. Agnes Questionmark si presenta ancora una volta al pubblico sottoponendosi ad una condizione ostile – il corpo sospeso per dodici ore al giorno per un totale di sedici giorni consecutivi – attraverso una creatura ibrida, fluida. Per la prima volta nella storia – grazie all’innovazione costituita da CHM13hTERT – l’essere umano è in grado di modificare la propria composizione genetica, alterando il genoma delle cellule stesse. Così, l’uomo pare essere in grado di interferire con lo sviluppo delle sequenze genetiche e di conseguenza con le mutazioni del nostro DNA, trasformando in modo indelebile il rapporto che sussiste tra natura, tecnologia e umanità. La performance mantiene un carattere incerto, misterioso: Agnes è parte di una creatura ibrida, aliena, frutto di un esperimento o di una più naturale evoluzione genetica. Attraverso un’installazione che mira alla verosimiglianza, l’artista riflette sulle possibilità dell’essere umano in quanto entità in continuo divenire.

Rileggendo il rapporto tra natura e tecnologia, vengono concettualizzate forme alternative di soggettività e vita, mettendo in discussione quali siano i veri limiti di sviluppo e alterazione del corpo. Il progetto è un’attenta riflessione sui diritti fondamentali che riguardano il corpo, la sua modifica con la conseguente comprensione e apertura nei confronti di tutto ciò che è umano e non.