Sono stati per anni un segno di rigore e compostezza delle giovani donne delle famiglie bene, collegiali d’alto profilo delle high school più prestigiose, per poi riapparire nelle proteste degli anni ’60 e nei sobborghi londinesi, luogo di nascita delle subculture. A volte rotte, altre volte tirate, altre volte ancora nascoste, le parigine sono un segno distintivo che merita la sua attenzione e questo la moda lo sa, tanto da averli dedicato una stagione intera, la F/W 22-23, in cui riappaiono a pieno diritto.

E così da Chanel, che le propone nella loro versione più classica, in maglia spessa a coste, a Simone Rocha che le impreziosisce, fino a Hermès, le parigine tornano riviste e corrette.

Protagoniste nella costruzione del look, le calze si allontanano dal valore puramente funzionale e si avvicinano ad uno più estetico. Acne Studios è uno dei primi a presentarle come rafforzative del look: con tagli e scuciture a ripresa della destrutturazione di abiti e giacche, andando a creare un’immagine unica che si legge come un’overview della collezione. Per Coperni, al contrario, mutano in una forma pratica, quasi a seconda pelle, realizzate in tessuto tecnico.

Erdem le inserisce nel suo giardino d’inverno, scurendole tanto da scomparire tra long dress e cappotti, rigorosamente appena sotto al ginocchio. Sempre scure, ma con applicazioni floreali (più precisamente mimose) le calze di Dior, anche qui sotto al ginocchio, si impreziosiscono di lavorazioni e messaggio che ancora una volta vede la donna come protagonista.

Un susseguirsi di viaggi tra passato e presente, le calze alla parigina appartengono alla storia, che questa volta si ripete, si rinnova e si moltiplica, in un’inarrestabile revival.