Mutevole, audace, deciso, il giallo è il nuovo protagonista del guardaroba invernale, che non smette di sorprendere per le sue incursioni inaspettate’’. Comunemente associato all’immaginario estivo, a richiamo delle tinte accese di un agosto marittimo vissuto al largo delle coste della Costa Azzurra, ora diventa anche sinonimo dei mesi più rigidi dell’anno, accompagnando la donna tra i bianchi paesaggi di St.Moritz e le rossastre strade di Londra a dicembre.

Con più di trenta tinte diverse, il giallo ha accompagnato la femminilità FW23 tra Milano e Parigi, tra long coat e completi sartoriali, in una decisa rottura del concetto di monotonia estetica. Non solo per gli abiti, la carica del giallo si appropria anche degli accessori costruendo look total yellow che non superano mai le due tinte sovrapposte: per Marni e Burberry questo è un dictat, per Gucci e Prada è un’opzione.

Se ormai nella quotidianità è sempre più ordinario vedere abiti dal giallo accesso, la sua storia non è comune e rivela oscure verità. Nell’antichità, il giallo era simbolo di sacralità e prosperità, una tinta appartenente all’aristocrazia del tempo. Erano i sovrani orientali ad averlo scoperto, ricavandolo da tinture naturali che poi andavano a rivestire ed illuminare le vesti imperiali. La tendenza giunse poi tra le famiglie reali inglesi e spagnole, che usarono la tintura giallastra per impreziosire le sete di gonne e giacche. Ma, nonostante l’opulenza del giallo fosse divenuta l’immagine di un benessere per pochi, la tinta divenne il marchio di una categoria tutt’altro che aristocratica: le chiamavano le figlie di Venere ed erano delle intrattenitrici sessuali. Da lì il giallo divenne sinonimo di passione e corporeità in un’accezione lasciva, una nomina che solo il tempo riuscì a cancellare.

Rihanna, Met Gala 2015

Per Shakaila Forbes-Bell, fondatrice di Fashion is Psicology: “Il giallo è sinonimo di urgenza e vigilanza, richiamando all’immediatezza ed all’intervento”. Si può dire che in una tinta apparentemente luminosa si sia a lungo nascosta una dimensione oscura, che solo la pop culture riuscì ad allontanare. Con icone contemporanee, come Beyoncé, amante del giallo dalla sua sportività alla sua formalità, a Rihanna, nota per la sua lunga mantella giallastra colma di ricami con la quale è apparsa al Met Costume Institute del 2015, il giallo non è stato più lo stesso e gradualmente si è ripreso la nomina di “happy color“.

 

Ora, le collezioni FW 23 continuano il percorso intrapreso nei lontani 60s da artisti e celebrity, con total look che incorporano vivacità e rigore. Valentino riesce nell’arduo compito di unire il rigore formale di giacche e cappotti alla vivacità del giallo, muovendosi per contrasti estetici come tagli tailoring e tessuti lanosi. Sulla stessa linea si muove Gucci che abbina il giallo impetuoso di top in mohair a pantaloni viola, equilibrando le due tinte contrastanti, grazie alla bidimensionalità del tessuto del top e del pantalone velour.

Come per Prada, che reimmagina la femminilità di un top military unito alla formalità di pantaloni rosati: un connubio ideale preppy genderless. Più tecnico, quasi sportivo, il yellow di JW Anderson diviene parte di una collezione immaginata per la quotidianità contemporanea e i pantaloni aderenti della FW 23 sembrano richiamare alle lezioni ginniche di Jane Fonda, dove il trinomio giallo-bianco-viola scandiva le sue trasmissioni televisive.

A mostrare l’austerità del giallo se ne occupa Bottega Veneta, che disegna un dailywear 60s formato da gonna ampia e top, dove la tinta impallidita ricorda il dress code conservatore delle dame quattrocentesche, tra macro ricami, natural print e tessuto spesso, come la pelle ricorrente nella sperimentazione di Matthieu Blazy.

Mille volti per una moltitudine di identità, che rendono il giallo parte di un linguaggio storico, capace di mutare e crescere rimanendo fedele ai tempi nei quali vive. Una capacità di sopravvivenza che lo rende invincibile agli occhi del conservatorismo che vorrebbe rinchiuderlo in mura occlusive. Inafferrabile come la luminosità che emana, il giallo “è desiderio e candore”, come disse Jean Mirò.