Il knitwear è stato uno dei protagonisti indiscussi dell’ultimo anno e con le sue mille forme e lavorazioni ha acquisito sempre più spazio nel guardaroba femminile aggiudicandosi il titolo di “tendenza”. Maglie che diventano abiti e abiti che assumono le dimensioni di maglioni, il gioco di proporzioni che si pone tra estetica e funzione rende lo sweater dress, anche detto knit dress, l’abito più visto nelle collezioni della FW 23. Dal taglio sartoriale quanto sportivo di Fendi allo spessore della lana a macro lavorazione di Bottega Veneta, lo sweater dress assume nuove forme in uno scenario mutevole che rivela i mille usi del tessuto simbolo dei mesi più rigidi dell’anno. E se un tempo il knitwear era associato ad un passato lontano, appartenente ad un immaginario collettivo di antiche tradizioni, ora è il simbolo di innovazione e sperimentazione, anche grazie alle nuove tecnologie di filatura che coniugano la maestria di ieri alla progettazione tecnica di adesso.

Lontano dall’essere dei maglioni più lunghi, l’abito in maglia è l’ultimo modello di una tendenza al riuso che riprende forme e dimensioni degli iconici 80s sweater e li allunga o accorcia a proprio piacimento. Sono gli stessi brand a costruire, su un comune tessuto come la lana, una raccolta di ricordi che regalano un’ulteriore vita a maglie e abiti, unendoli tra lavorazioni a rilievo, tinte alternate tra bianco, nero, beige e rosso e multi pattern. C’è chi lo immagina formale, incorniciato da accessori preppy e chi lo inserisce in un’immaginario familiare, in ogni caso è l’immancabile protagonista di una tendenza che sensibilizza alla cura di se stessi.

Dritto, aderente, con una riga laterale che accompagna il corpo in ogni suo movimento, lo sweater dress di Fendi è una fotografia della donna di domani: immediata in ogni suo gesto e desiderosa di agire. Non si può chiudere la femminilità in mura di tessuto, solo se non sono quelle tecniche di una maglia micro filata come quella del brand romano che vuole ridefinire il concetto di sartorialità guardando proprio alle sue tecniche.

Diverso il look macro di Gucci, che tra accessori iconici, come la nuova it- bag e combat boots bianchi, presenta un knit dress verde che ricorda i look 90s di celebrity come Madonna e Kylie Minogue, in tour nelle capitali nordiche. Un tour di ricordi passati che però si avvale di un tocco modernista che sono gli occhiali alla blade-runner che rompono la monotonia del mini dress. Simile per dimensione lo spesso abito in maglia di Bottega Veneta che nasconde le forme della donna in una lavorazione crochet. Secondo Matthiew Blazy il concetto di modernità sta in quella condizione di agiatezza e confidenza che un abito può regalare ed il suo sweater dress è il simbolo di inclusione al quale ogni donna dovrebbe guardare. E se Blazy associa la lana ad un piacere corporeo, Etro la legge come protezione. Una protezione per la delicatezza di una pelle biancastra che contrasta con le tinte scure di un long dress che ricorda i lavori di cucito delle vecchie generazioni di massaie.

Infine, la giovinezza di Miu Miu mostra un knit dress più corto, più leggero e più femminile. L’idea del brand di narrare le gesta silenziose di una nuova generazione vissuta tra il minimalismo degli anni 90 ed il massimalismo dei 2000 si svela in un look più maturo che unisce i due periodi storici lasciando ad ognuno uno spazio, l’unica parte in condivisione è la terra di gioco: la lana, in questo caso mohair.

Diverse, ma accumunate dallo stesso ricordo storico, le nuove sperimentazioni dello sweater dress sono la dimostrazione che nulla è mai obsoleto. Un abito non abito che accompagna la donna verso la maturità delle forme. E se forma è sinonimo di corpo, il knit dress diventa una seconda pelle.