Dopo un (breve) meritato riposo della moda che non conosce vere vacanze, ma solo brevi interruzioni di servizio, i calendari delle fashion week, iniziando con il primo al appuntamento di New York, riaccendono le luci dell’industria dell’abito presagendo, quest’anno più che mai, un grande ritorno colmo di novità. Dagli show in arrivo per la SS 24 ai trend di cui si dibatterà per i prossimi quattro mesi, dai debutti dei nuovi direttori creativi agli aggiornamenti in tema di sostenibilità ed Intelligenza Artificiale, la macchina della moda riprende a lavorare a pieno ritmo. Ma quali sono gli eventi da segnare? E quali le anticipazioni di cui tutti parlano già da ora? Un breve riassunto è d’obbligo per muoversi (anche solo idealmente) tra le quattro tappe del tour della SS 24.

Iniziando dalle fashion week, che vedono in successione New York, Londra, Milano e Parigi, gli appuntamenti a cui fare attenzione riguardano proprio i nuovi arrivi alla direzione creativa. A New York, il primo a presentare la propria collezione dopo la nomina, è Peter Do per Helmut Lang che preannuncia uno show d’unione tra le due identità: quella minimale del designer e quella 90s dal grande valore storico del brand. Sempre lo stesso giorno del debutto di Peter Do, Ralph Lauren svelerà la sua collezione SS 24, segnando il ritorno del brand tra gli appuntamenti delle sfilate, dopo un’assenza di  quattro anni. Si arriva poi a Londra, dove un evento in programma attira l’attenzione più di tutti: il nuovo capitolo di Burberry con Daniel Lee alla direzione creativa svelerà la seconda collezione ideata dal designer inglese. Cosa immaginarsi? Sicuramente molte stampe check e ancor più gabardine dell’ultima FW 23. Un giorno prima di Burberry, da segnare il debutto in città del brand Holzweiler che dice di voler rendere omaggio alla multiculturalità della città ospitante e della propria terra d’origine. Dopo Londra c’è Milano, gli immancabili della SS 24 sono loro: il debutto di Sabato De Sarno da Gucci, l’ultimo show di Chiapponi per Tod’s, il primo di TheAttico. A Parigi si riconfermano gli appuntamenti di sempre tra Dior, il primo grande nome a sfilare, e Miu Miu, che chiude come sempre il grand tour dell’abito.

Per quanto riguarda le micro e macro tendenze da poter prevedere già da ora vi è il ritorno del preppy, in parte dovuto al grande share dell’estetica Old Money e del Quiet Luxury, supportata anche dal ritorno di Ralph Lauren a New York dopo essere stato assente dal 2019. Al preppy si aggiunge una riesumazione del minimalismo “storico” degli anni ’90, che alternava denim low-waist a top e giacche dal taglio netto, senza eccessi e decorazioni. Anche qui il debutto di Peter Do per Helmut Lang è il sensore principale di questo come back to. E per quanto riguarda il macro trend protagonista degli ultimi due anni, il Y2K? Non scomparirà, sarà sempre lì nascosto tra mini skirt e micro top, ma probabilmente il rosa che lo ha accompagnato in tutto questo tempo muterà in nuove tonalità più calde: si guarda al giallo, rosso e viola.

Una tendenza che non deve essere passeggera, ma imporsi come forma etica: la sostenibilità continuerà ad essere uno degli obiettivi dei brand. Se non ci si può sentire ancora totalmente convinti dalla pelle vegana, per questione di costi produttivi, qualità e resistenza, il macro tema del green si sposta sull’agricoltura rigenerativa. Ma come si applica alla produzione tessile? Andando a riconsiderare il trattamento del suolo con lavorazioni meno invasive che escludano sempre più agenti chimici e ripristino l’equilibrio della Terra. Ad essersi pronunciato a supporto di questa nuova tecnologia è Gucci che ha già ideato un programma dedicato attivo dal 2024. A questo si aggiungono i controlli imposti dalla nuova normativa CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) che obbliga produttori ed artigiani a rendere schede di monitoraggio che riportino ogni passaggio dell’intero percorso produttivo.

Così la SS 24 si preannuncia complessa, attivista e lungimirante, volta a rendere l’intera macchina creativa e produttiva un’infallibile sistema che coniuga l’abito ai temi della contemporaneità. Temi che non riguardano solo l’estetica delle collezioni, che non guardano solo al prodotto finito, ma anche al processo realizzativo. E se le grandi società tendono a ribadire il loro impegno nell’impresa del fashion activism, i creativi alla guida delle maison risolvono il quesito proponendo wearable solutions, poste tra realtà ed immaginazione.