Monotonia, routine e comfort sono le parole che dal 2020, anno dell’emergenza sanitaria, si sono appropriate della quotidianità, in una rilettura delle priorità e del concetto di “semplicità”. Ora, a distanza di tre anni dal primo periodo di isolamento, e dopo mesi di quella che gli esperti hanno definito come social care, l’uomo si riappropria della propria vita, ma con un nuovo approccio, volto a spogliare la quotidianità da eccessi e decorazioni, anche nell’abito. Un percorso a ritroso che il direttore creativo di Bottega Veneta Matthieu Blazy definisce come “il nuovo luxury”, che esemplifica l’immagine della donna, alleggerendola. Dopo la notorietà raggiunta su TikTok dalle due tendenze dell’Old Money prima e del Quiet Luxury poi, la nuova generazione si avvicina sempre più a tinte neutre e linee dritte: “In risposta agli eccessi che ci portavamo dietro dai primi 2000”, spiega lo stesso designer parigino.

Matthieu Blazy, che riprende da lì dove aveva lasciato il suo predecessore, dal suo debutto, si concentra sulla morbidezza del dailywear, avvalorando i simboli dimenticati di tutti i giorni. Dal denim chiaro al top total white, le collezioni di Blazy sono un tributo alla dolce vita, che coniuga la comodità all’immediatezza del movimento, proprio come ricrea nell’ultima collezione di febbraio, con la quale cerca di catturare la spontaneità del gesto (con richiami al futurismo italiano), tra gonne strutturate e pantaloni ampi. Una “vita di quartiere” nella quale lui stesso dice di essere cresciuto: “Ricordo il sapore delle lunghe camminate tra i banchi del mercato. Mi catturava la spontaneità, quella totale assenza di decorazioni secondarie, che, al contrario, rendevano quel luogo più delicato che mai”.

Nello show SS 23, Blazy riscopre quel sapore di semplicità e lo fa in collaborazione con l’artista Gaetano Pesce, con il quale riscrive il concetto di manualità artigianale. Insieme costruiscono uno show tutt’altro che minimale: dalla location, con le sedute di Pesce poste su una colata di resina, ai look giacca-pantalone alternati da camicie a quadri e denim chiaro, lo show insegue la donna nella sua vita giornaliera, vestendola di abiti apparentemente comuni. “Il nostro intento era di portare il mondo in una stanza”, dice Matthieu Blazy al termine dello sfilata, spiegando che la collezione vuole essere un manuale della vita pratica della donna, un supporto nei suoi spostamenti, nelle sue imprese di tutti i giorni. Come? Regalandole il lusso del ready-to-wear, sul quale si fonda l’artigianalità italiana. Ed è da riconoscere che Bottega Veneta,fin dalla sua fondazione nel 1966, ha sempre sostenuto il piccolo e medio artigianato italiano, grazie al quale ancora si contraddistingue nella lavorazione della pelle, come l’iconico intreccio.

E se l’occhio critico dei più avanguardisti non vede in questo l’innovazione del futuro, è perché non guarda con attenzione. Dietro questa apparente semplicità si nasconde proprio la pelle che assume forma e texture dei capi iconici del guardaroba comune come il denim e le maglie basiche. La pelle nabuk è sottoposta ad una stampa ripetuta dodici volte per ottenere le tonalità ultraleggere che riproducono il cotone di denim e maglie. Quei capi archetipici sono gli stessi che il designer aveva già descritto, in occasione del suo debutto qualche mese prima, come dotati di una “banalità perversa”. In un’intervista Blazy aggiunse che gli piaceva l’idea che l’esclusività di una flanella in pelle dai costi altissimi fosse nota solo a chi la indossa, lasciando agli altri l’idea che quella sia una camicia qualsiasi.

Ed è proprio con questo gioco ottico che il brand ha ottenuto il suo spazio nell’industria, in crescita dal 2018. Una ricchezza furtiva, un consumo poco appariscente, un benessere incurante del giudizio altrui, una banalità perversa che, per chi può, è il nuovo capo del desiderio e, per chi no, è un’invito a riconsiderare gli abiti immancabili nel guardaroba di chiunque. Ma questa riscoperta della semplicità, a portata d’armadio, si evince anche negli accessori. Nulla di articolato, niente che porti loghi, per Bottega Veneta la borsa deve rispondere a regole pratiche, come simbolo di un “potere silenzioso”. Dalla Jodie all’Andiamo bag della SS 23, il richiamo al brand è ancora una volta nella lavorazione della pelle, che assume le forme di shopper capienti, capaci di contenere e non solo di apparire, apparse in abbinamento ai look sportivi di attori come Jacob Elordi e Michelle Yeoh. Ad attirare l’attenzione è sopratutto la recentissima Sardine bag, forse l’unica con un simbolo riconoscibile: la sardina dorata microfusa posta a manico. Sembra essere lei la svolta per Blazy che impreziosce la bag, divenuta successivamente nota al braccio di modelle e celebrity come Kendall Jenner e Elizabeth Debicki, con la placcatura dorata senza rinunciare alla presa ergonomica, a dimostrazione che il nuovo lusso quotidiano di Bottega Veneta si coniuga alla comodità del dailywear.

Un nuovo risultato per Blazy e per la maison, che, ormai da due anni, riscrive le regole del luxury senza ricorrere all’ostentato decorativismo. Un’ulteriore dimostrazione, di quanto la quotidianità nasconda il suo valore dietro un’immagine esemplificata, Blazy la dà con la Brown Bag: una shopper in pelle di vitello che richiama la busta per la spesa in carta. Tutt’altro che un accessorio cheap, anche perché il suo costo è di quasi due mila euro, dovuto alla lavorazione della pelle che gli permette di assumere la morbidezza di una qualsiasi shopper, rivestita all’interno di suede e con manici sovrapposti ad intreccio. La provocazione deriva proprio da come è stata presentata, quando nello show SS 23 apparse in abbinamento ad altre borse più elaboratore in croco, che la rendevano una busta qualsiasi, scomparendo nell’anonimato. Nulla di nuovo se si guarda alla Paper Bag di Jil Sander ideata da Raf Simons, la borsa a mano che imitava la shopper dove si ripone il pranzo, alla Take-Away Box Bag di Anthony Vaccarello per Saint Laurent e la borsa a righe di Balenciaga, che riprende il modello dell’iconica shopper da spesa in plastica rigida. La nuova Brown Bag di Bottega Veneta, però, al suo release ha acceso dibattiti e riflessioni come mai prima.

“Nulla di nuovo allora”, scrive qualche conservatore, ignaro che l’innovazione è proprio lì in superficie ben visibile, ma essendo abituati a riconoscere il nuovo come diverso e mai visto prima, ci si perde nelle profondità. L’immaginario di Matthieu Blazy è un viaggio a ritroso, un omaggio alla Parigi invisibile, un’illusione che vuole risvegliare l’occhio assopito del quotidiano. Per primo decide di non intraprendere il percorso di altri designer, votandosi alla ricerca di un lusso inusuale, eccessivo e comunemente riconosciuto, ma di andare a guardare con precisione ciò che già esiste, ma che si dà per scontato di avere. E che sia un denim in pelle, una borsa da migliaia di euro, la quotidianità non ha mai fatto così discutere, divenendo l’ambizione di molti ed il vezzo di pochi, nonostante questa non abbia un prezzo.