Sono il simbolo per eccellenza della biodiversità e sappiamo quanto siano fondamentali, ma anche, mai come oggi, in pericolo. Alle api, e al ruolo che riveste per l’ambiente la loro operosità “impollinatrice”, si arriva più o meno da ogni discorso che affronti, da un lato il tema dell’ecosistema da salvaguardare e dall’altro quello dei benefici che porta al nostro organismo uno stile di vita in armonia con la natura: da quello che introduciamo con l’alimentazione (che anche a livello di trend globali si sta spostando sempre più verso la naturalità e il biologico), fino a quello che assorbiamo, quindi ancora una volta introduciamo, però, stavolta passando dalla pelle, attraverso i cosmetici e i prodotti per il corpo.

Nel mondo del beauty c’è una realtà che ha unito più e prima di qualunque altra – tanto da fonderli nel nome scelto al momento della fondazione, quarant’anni esatti fa – il mondo delle api e quello del biologico. Una realtà che nel tempo è rimasta fedele alla sua identità originale e realmente green, non soltanto green-washed per strategia di marketing. Melvita (da miele + vita) è il marchio francese pioniere dell’agricoltura biologica. Nei quattro decenni trascorsi dal suo ingresso nella produzione cosmetica (ma la storia dell’azienda inizia ancora prima, nel 1976 con la nascita di un’apicoltura), ha mantenuto un rigore e una coerenza difficili da trovare a questi livelli, ma evidentissimi appena si prende in mano un qualunque loro prodotto. E ancor più se si va a curiosare su come e dove è stato realizzato. Per vederlo da vicino e raccontarlo siamo arrivati fino in Ardèche, regione francese chiusa tra le montagne, il verde e un fiume tutto ripide amato da chi pratica la discesa in velocità con la canoa. In questo cuore di natura meravigliosa, ma spesso ostica e quindi relativamente poco frequentata, c’è uno stabilimento che funziona mettendo la natura al centro dell’innovazione. Nei prodotti che cura, dalla formula alla realizzazione, e nel modo in cui concretamente lo fa.

La sede di Melvita è un esempio di fabbrica pulita dove il 95% dell’energia utilizzata è verde e il 27% dell’elettricità arriva da pannelli solari dello stesso stabilimento. Dove mille metri quadrati di tetto sono stati piantumati per rinfrescare (nonché per nutrire le api, che qui sono le vere guest star) e ci sono dodici lucernari per sfruttare il più possibile la luce naturale, anche grazie a un complesso gioco di specchi posti all’interno. Sempre qui sono stati messi a punto sistemi di sostenibilità più avanzati, per esempio per la raccolta di acqua piovana (in media 180metri cubi all’anno, documentati dai report ufficiali) che non viene naturalmente utilizzata per la cosmesi, ma per gli usi quotidiani della fabbrica. Per la fitodepurazione dell’acqua di produzione, infine, è stato elaborato un sistema che sfrutta un’altra distesa di metri quadrati verdi, questa volta coltivati a salice finlandese.

Niente chiacchiere, ma azioni concrete, insomma. In linea con l’habitat e con l’indole degli abitanti di questa regione, a cui il marchio è strettamente legato, ma con la quale – e questo è un punto importante per comprendere la sua filosofia – non si identifica in modo esclusivo. E nemmeno tanto quanto, per fare un paragone in famiglia, L’Occitane (la galassia della quale Melvita è entrata a far parte nel 2008) significa fortissimamente Provenza. Certo tra gli ingredienti utilizzati se ne trovano molti autoctoni: il fiordaliso e l’ibisco sono rigorosamente dell’Ardèche, per dire. E l’anno prossimo verrà lanciata una linea alla castagna, che non può mancare, considerando che da questa regione viene esportata la crema di marroni più buona della storia. Ma Melvita, oltre a valorizzare il km zero, spazia anche lontano nella ricerca di tutto quello che può servire alla propria missione principale: realizzare cosmetici ad alta performance, ma con il 99% minimo di ingredienti naturali (per essere precisi, la loro percentuale è 99,94%, ma la normativa non consente di indicare le cifre dopo la virgola). La restante quota sono i conservanti, evidentemente necessari.

A oggi i loro prodotti (tutti con certificazione bio) sono circa 180 e vanno dai detergenti ai dentifrici, dalle formule oleose alle creme, dalle acque floreali ai profumi. Ognuno di essi è realizzato con un controllo completo della filiera (il grande punto di domanda sui nuovi adepti del biologico resta questo: il rischio legato all’utilizzo di basi cosmetiche realizzate da altri) e con un upgrade progressivo come, per esempio, l’eliminazione dalle profumazioni degli oli essenziali potenzialmente allergizzanti. Il mercato d’oltralpe ha premiato da tempo queste scelte coerenti e, infatti, nel 2015 Melvita è salito al primo posto in Francia per vendite tra i brand biologici. Ma gli investimenti e la strategia del marchio guardano non soltanto al di fuori dell’Ardèche, ma anche al di fuori del territorio nazionale, tanto che per festeggiare i qurant’anni, oltre a una limited edition con pack differenziato per alcuni prodotti simbolo, è stata lanciata una campagna che per tre anni sosterrà il WWF in un programma di protezione per due specie diverse di tartarughe marine, della Nuova Caledonia e nella Guyana Francese. Insieme alle api, insomma, le tartarughe: un modo di dire che la bellezza e la sua cura devono essere attive, ma nello stesso tempo slow.