Autrice, blogger, instagrammer, fan sfegata di Coco Chanel, mamma di due adolescenti (e anche contributor su The Collector), Enrica Alessi ci parla del libro che ha appena pubblicato e di quello che uscirà l’anno prossimo.

Due passioni molto forti, la scrittura e la moda, ce ne parli?
Lavoravo come dipendente in un ufficio, poi, con la nascita delle mie bambine comincia a farsi strada un’esigenza che è quella di scrivere e tra la prima e la seconda gravidanza inizio a dedicarmi seriamente a questa passione. Diciamo che le mie figlie, Carola ed Emma, hanno tirato fuori il meglio di me! Inizio con un fashion blog che non a caso riprende i loro nomi, si chiama Crem’s Blog. Qui – come faccio sempre, anche sul mio profilo Instagram @enrica_alessi – mi rivolgo soprattutto a un pubblico più adulto e consapevole, esattamente come ero io quando l’ho aperto. Mi sono sempre posta in un modo molto amichevole con gli utenti, cercando di intavolare una conversazione con loro e di interagire il più possibile. Anche in questo ho un mio stile, come nel vestire. Non seguo alla lettera le ultime tendenze, ma scelgo quello che mi piace, a volte, lo ammetto, anche in modo in un po’ troppo eccessivo! Voglio essere libera di indossare quello che mi piace. Con gli anni, forse questi eccessi si sono un po’ attutiti e sono un po’ più sobria, diciamo che se prima ero molto stile Anna Piaggi, adesso vado verso un decoro alla Yves Saint Laurent!

Di cosa parla il tuo primo libro “Prêt-à-bébé”?
“Prêt-à-bébé” è dedicato a tutte le donne, di tutte le età. La copertina può far pensare a un manuale per neo-mamme, ma non è così. Anzi, non amo fare distinzioni tra donna e mamma, sono due figure complementari e mi dispiace vedere quando qualcuna mette da parte il suo ruolo di donna per trasformarsi solo in una mamma. Il libro è una romanzo e racconta il mio diventare mamma, nel modo ironico che mi contraddistingue.

E la moda?
La moda è da sempre una mia passione e prima o poi le proprie passioni vengono sempre a bussare alla porta. Ma, ahimè, nel mondo dell’editoria, la moda non è un argomento che viene preso molto sul serio e in un certo senso mi viene chiesto di abbandonare questo lato. Così, per poter pubblicare il libro, accetto il compromesso. Intanto, però, decido di mettermi a prendere lezioni private di scrittura creativa per cercare di rendermi il più indipendente possibile. E, dopo aver scritto anche un secondo romanzo, finalmente riesco ad abbinare la scrittura creativa alla scrittura di moda. Prima di tutto su Instagram. Nel periodo della pandemia, il mio profilo così com’era non aveva alcuna utilità così decido di trasformarlo in quel preciso momento storico e lo faccio diventare un antidepressivo culturale. Inizio a scrivere delle storie che poi si ingrandiscono così tanto che mi viene in mente di iniziare a far interagire tra di loro i protagonisti. Alla fine ne nasce un libro: “Storie (che non passano) di moda”, che non un semplice elenco di biografie, ma racconta di due secoli di storia della moda e della vita dei personaggi che ne hanno fatto parte. Dal libro poi nasce il podcast. L’idea è quella di poter anche insegnare qualcosa, una parte del pubblico che mi segue è fatta da studenti , che poi sono il mio utente preferito, e la mia finalità è anche didattica. In più, anche chi non è direttamente interessato alla moda, leggendo delle vicende umane dei personaggi, di cui parlo, può avvicinarsi a questo mondo e conoscerlo. È un mondo che un po’ affascina e un po’ spaventa e questo mio modo di raccontare, e se vogliamo anche di semplificare, secondo me avvicina le persone alla moda. Un po’ come Chanel che voleva che la moda scendesse in piazza, lei lo ha fatto con i vestiti io con le parole. Le mie sono delle storie e le storie coinvolgono sempre il pubblico.

Dunque, tante storie che si uniscono in una sola che poi è quella della moda.
L’idea del libro è che ogni racconto interagisca con gli altri, come una sorta di spin-off di un altro. Gli stilisti si ispirano a vicenda, si conoscono, lavorano insieme o contro, collaborano oppure litigano. A volte, mi succede di non ricordare dove ho scritto un episodio particolare, penso sia in una storia e invece lo trovo in un’altra, perché appunto sono tutte biografie collegate che alla fine creano una storia unica della moda. Mi piace mettere un po’ di curiosità, lanciare qualche spunto per poi andare ad approfondirlo e nel farlo scoprire altro…

E adesso? Di cosa parlerà il nuovo libro che uscirà il prossimo anno?
Il libro che sto scrivendo adesso è una sorta di backstage del primo romanzo “Prêt-à-bébé” e tratta di un argomento molto serio, anche se cerco di affrontarlo con la stessa ironia che sempre si trova nei miei testi e che mi contraddistingue. Il libro parla di bulimia. Penso che tante mamme, che come me hanno convissuto con questo problema, possano vivere adesso con ansia la situazione dei figli, perché la bulimia è una malattia che può andare a toccare anche le generazioni successive. Io da circa un anno e mezzo mi ritengo completamente guarita, ma sono comunque sempre molto attenta e concentrata su tutti i possibili campanelli di allarme che vedo in me e anche nelle mie figlie. È una malattia di cui si parla non molto e spesso in modo molto teorico, senza affrontare i lati pratici della vita di tutti i giorni e dunque spero che questo libro possa essere un aiuto. Soprattutto vorrei che dimostrasse che si può guarire, restano purtroppo sempre degli spettri, ma si può guarire. Io chiamo la bulimia un demone, tu vorresti stare meglio, ma lui è lì, non ti abbandona mai. Ho sempre detto che sarei davvero guarita quando avrei trovato la forza di scrivere un libro che potesse aiutare ed essere utile ad altre persone e il momento è arrivato.