Per Tagliatore il 2022 segna un traguardo importante, il cinquantesimo anniversario dell’Azienda, festeggiato con un evento esclusivo all’Hotel Principe di Savoia di Milano durante la fashion week appena conclusa.
Cinquant’anni di amore nei confronti del proprio lavoro, tramandato per tre generazioni di padre in figlio, e di passione per un gusto sartoriale da fare invidia a Savile Row. E, infatti, è proprio a Londra che per l’azienda avvenne la svolta, quando nell”89 il costumista hollywoodiano Bob Ringwood rimase talmente colpito da un vestito di “Lerario” esposto in vetrina da volerne subito più di trecento per il film prodotto dalla Warner Bros. e diretto da Tim Burton, “Batman”. Fu l’inizio di una serie di incontri speciali sui set cinematografici che hanno contribuito a portare il nome del brand sulla bocca di tutti. Oggi, Tagliatore  è una realtà affermata e di successo, che al patinato mondo della moda ha preferito una strada più riservata, fatta di lavoro e sacrifici, la stessa che negli anni ha dimostrato di essere vincente. Alla sua guida il direttore creativo Pino Lerario, con cui abbiamo scambiato due chiacchiere in occasione di questo speciale Anniversario.

Pino Lerario, Direttore Creativo di Tagliatore

Cinquantesimo anniversario, un traguardo molto importante. A chi lo vorresti dedicare?
Credo che il merito di tutto sia di mio padre, che ha dato vita a questa azienda nel ’72, poi sono arrivato io che ho sostituito la sua figura, prendendo in mano le redini insieme ai miei fratelli, però, penso che se non ci fosse stato lui ad accendere la miccia, forse, nulla sarebbe partito. È lui il fondatore ed è lui che ha portato avanti per anni questa realtà, quindi, questo anniversario lo dedico a lui.

Quali sono state secondo te le carte vincenti che hanno portato l’azienda a raggiungere questo traguardo?
Credo sia stata la volontà e la forza di andare avanti anche nei momenti più difficili. Come per tante altre aziende, anche noi abbiamo avuto in questi anni delle vicissitudini, che tuttavia non sono mai state percepite al di fuori dell’azienda, perché abbiamo sempre cercato di tamponare i problemi lavorando. Penso sia stata soprattutto questa la nostra forza, che ci ha dato il coraggio di crescere e di fare sempre meglio, con quella buona dose di autocritica che non guasta mai.

Tagliatore: non un nome qualsiasi.
Il nome Tagliatore ha origine da mio nonno Vito Lerario, detto “Tagliatore” perché intagliava e cuciva le tomaie, ed era considerato il miglior tagliatore di tomaie del distretto. Questo soprannome poi lo ereditò mio padre ed oggi credo lo stia ereditando anche io.

Il ricordo della tua prima collezione Tagliatore?
La collezione Tagliatore è nata da una certa volontà ed esigenza, ricordo che la prima collezione uomo era molto colorata – più di altre collezioni di quei tempi – con impunture a contrasto e toppe in alcantara colorate, ma non solo. Dettagli che hanno rappresentato quel guizzo per andare avanti, è stato divertente, mi sono divertito molto.

Come si sono evoluti negli anni il tuo gusto e la tua estetica?
Sono sempre stato una persona molto attenta al mercato, alle sue esigenze più che alle mie. Certamente, in parte faccio affidamento anche alle mie sensazioni e al mio gusto, ma se realizzassimo le collezioni solo sulla base di quello che piace indossare a me, non raggiungeremmo determinati risultati; è importante fare attenzione a ciò che il mercato chiede, coccolando i propri clienti e cercando di capire che cosa desiderano per quella stagione. Fondamentale per me fare tanta ricerca: dai tessuti alle vestibilità, ai diversi revers e così via.

Qual è la richiesta dell’uomo di oggi? 
L’uomo vuole indossare una giacca che sia comoda e confortevole come una maglia. Infatti, già da qualche anno siamo passati alle giacche in jersey, che nessuno mai si sarebbe immaginato di realizzare, perché non è l’emblema dell’eleganza, ma nascono dall’esigenza di sentirsi liberi nei propri vestiti. Anche per questo abbiamo introdotto nelle varie collezioni tessuti più leggeri ed elasticizzati.

E quella della donna di oggi che si rivolge alla linea femminile Tagliatore 0205?
Anche per la donna facciamo riferimento ai dati, che rappresentano per noi l’ago della bilancia, da cui capiamo cosa funziona e cosa non funziona e di cosa ha bisogno la nostra cliente.
Sicuramente di tailleur e di blazer, con dei bottoni speciali. Siamo passati dalla giacca più over, che ha preso piede per un determinato periodo di tempo, alle vestibilità più fit. Oggi, siamo tornati, anche con la donna, alla giacca sartoriale – con spalle intelate e sempre rigorosamente colorata – che enfatizza le linee e la silhouette.

Il talento sartoriale di Tagliatore non è passato inosservato neppure ad Hollywood, con l’incontro con il costumista Bob Ringwood che ha contribuito a far conoscere il marchio pugliese in tutto il mondo.
Dovevano girare un film a Pinewood a Londra e stavano cercando dei costumi di scena che fossero adatti al quel genere di film. All’epoca possedevamo un negozio in centro a Londra e Bob Ringwood, che era alla ricerca di capi doppiopetto, rimase colpito dagli abiti esposti nella nostra vetrina. Entra nel negozio e si presenta come il costumista della Warner Bros., ma il mio socio – Gianni Baldo – non gli crede. Ringwood tornò il giorno dopo con tanto di contratto in mano e a quel punto non potè fare altro che credergli. Quel bizzarro e divertente incontro ha sancito l’inizio di una speciale collaborazione con la Warner Bros. per il film “Batman”. Fecero un ordine di oltre trecento capi. Io personalmente ho cucito tutti gli smoking che sono stati indossati nella scena girata a casa di Bruce Wayne, interpretato da Michael Keaton, erano fucsia, viola, tutti colorati. Mi sono divertito molto. Poi, vedere comparire in una scena del film, nella città di Gotham City, un negozio sulle cui vetrine è appeso un cartello con scritto “Gianni Baldo & Lerario Quality Italian Suits”, ci ha fatto molto piacere.

E poi ci fu l’incontro speciale con Dustin Hoffman. Qual è l’attore che oggi interpreterebbe al meglio lo stile di Tagliatore?
Bradley Cooper, perché ha carattere, credo sia l’uomo ideale di Tagliatore.

Collezione A/I 22-23, quali sono i capi chiave della stagione? 
Anche per la collezione autunno-inverno a fare da padrone è il colore. Non mancano, inoltre, delle “piccole chicche” come i cappotti dalle linee più over che avvolgono il corpo, così come i cappotti dai fit regular, i nostri immancabili doppiopetto, i bottoni speciali e i tessuti particolari. Riguardo ai tessuti, tengo a precisare che per un buon trenta per cento si tratta di tessuti in esclusiva, realizzati su misura per me e per Tagliatore. Tutto questo è ciò che secondo me ci differenzia da quello che si vede in giro.

Da quattro anni è avvenuta la brand extension e avete introdotto scarpe, borse e altri accessori. Come credi si evolverà il brand nei prossimi anni, quale sarà il futuro di Tagliatore?
Siamo sempre alla ricerca di nuovi prodotti che siano giusti per il nostro marchio: dalle scarpe alle borse, dalle valigie alle maglie. Nel momento in cui avremo chiuso il cerchio con tutti gli essentials che possono servire ad un uomo, allora il passo successivo  sarà quello di aprire un negozio monomarca a Milano.