“Il bacio è un dolce scherzo che la natura ha inventato per fermare i discorsi quando le parole diventano inutili”. La famosa citazione di Ingrid Bergman forse oggi non corrisponde più tanto alla realtà.

Al contrario di quanto accade nei film, dove molti baci appassionati sono stati i protagonisti di scene memorabili della storia del cinema (da quello scambiato tra Rossella O’Hara e Rhett Butler in “Via col vento” a quello tra Humphrey Bogart e la stessa Ingrid Bergman in “Casablanca”, fino ai più recenti baci scambiati tra Leonardo DiCaprio e Kate Winslet in “Titanic” e tra Tobey Maguire e Kirsten Dunst in “Spider-Man”, per altro a testa in giù e sotto la pioggia) – nella vita di tutti i giorni, le coppie sembrano troppo impegnate a fare altro dimenticandosi (o quasi) di uno dei gesti di affetto e di amore più naturali, intimi e spontanei. E pensare che la Giornata internazionale del bacio è stata consacrata per celebrare una coppia thailandese che, negli anni Novanta, ha trascorso ben 46 ore a baciarsi, aggiudicandosi meritevolmente per questo motivo un record.

I motivi per cui ci si bacia sempre meno potrebbe svariati. Se da una parte il Covid non ha di certo facilitato lo scambio di effusioni e di baci, dall’altra baciarsi sembra essere diventato un gesto superfluo, di tempo da perdere a baciarsi spesso non se ne ha. A confermarlo è Lorraine McGinlay, membro del consiglio di amministrazione del College of Sexual and Relationship Therapists, che in occasione di varie interviste ha precisato quanto le coppie si lamentino del fatto che non si baciano più, a causa della vita frenetica di tutti i giorni. La McGinlay insegna che non esistono scuse di alcun tipo: bisogna dedicare del tempo per baciarsi, al di là di quanto possa essere stata stressante la propria giornata di lavoro. La terapeuta consiglia addirittura di baciarsi per almeno 20 secondi. Se all’inizio può sembrare strano e ci si può sentire stupidamente dei “ragazzini”, con il trascorrere dei secondi si inizia a ripristinare una connessione profonda con il proprio partner, quasi come se fosse il primo appuntamento, e ci si accorge di quanto, alla coppia, fosse mancata quella sensazione.

C’è poi un altro fattore che senza dubbio influisce su questa problematica, il trascorrere degli anni. Quando una relazione dura da tanti anni questo gesto diventa scontato, se non banale. Da uno studio effettuato dall’Università di Oxford è emerso che il 18% delle coppie sposate sono capaci di trascorrere anche un’intera settimana senza baciarsi; per il 40%, inoltre, che le effusioni durano al massimo cinque secondi. Questo non vuol dire che i partner non si amino. Al contrario, quando nella coppia si ha la certezza di aver incontrato il compagno per la vita, il desiderio di testare il proprio sentimento tramite effusioni e baci diminuisce drasticamente.

Tuttavia, nonostante nella maggior parte dei casi il bacio profondo, passionale e romantico sia scomparso dall’intimità delle coppie stabili, quando al contrario quest’ultimo è presente fa realmente la differenza, oltre a garantire un impatto positivo sull’umore. Baciare regala una serie di benefici anche a livello fisico: grazie al suo effetto vasodilatatore e analgesico svolge un’azione lenitiva sul mal di testa, aumenta le difese immunitarie attraverso la saliva in cui sono presenti batteri e virus, fa bene al cuore, perché proprio nel momento del bacio si attiva e si pompa più sangue e abbassa la pressione, oltre ad essere considerato un naturale ed economico antirughe per via dei ventinove muscoli facciali che si attivano durante questo gesto.

 

C’è chi, inoltre, della questione baci-non-baci ha dedicato 172 pagine, invitando alla riflessione e ad una sorta di autoanalisi. “Baciami senza rete – Buone ragioni per sottrarsi alla seduzione digitale” è un libro, edito Mondadori, di Paolo Crepet, che nasce prendendo ispirazione da una scritta vista dell’autore su un muro di Roma: “Spegnete Facebook e baciatevi”. “Fantastica sintesi di un pensiero non conformista, un’idea appesa come una cornice in mezzo al fumo degli scappamenti – spiega l’autore – Una sfida all’arrancare quotidiano di milioni di formiche, tra casa e ufficio, palestra e centri commerciali, obbligate a connettersi e a essere connesse senza requie, senza pensiero, senza dubbio. Una protesta probabilmente vana, sommersa dalla forzata consapevolezza di poter comunicare solo attraverso la lettura di uno schermo o lo scorrere di parole scarne o di immagini che uno strumento tecnologico può e deve trasmettere senza soluzione di continuità”. Il libro vuole rappresentare quindi una sorta di manuale che insegna e invita – o quantomeno ci prova – a ritornare a sviluppare il proprio “apparato sensoriale” e la propria capacità empatica vivendo sentimenti e relazioni sociali reali, e non soltanto attraverso un device.