Le tribolazioni di una svampita: @amlesuisonthetable
Giorno 15
Città visitate: Kyoto, Nara, Osaka
Treni interurbani presi: 3
Cibi consumati: onigiri agli umeboshi, granita sacra, melon pan, warabimochi, kaiten sushi
Numero di cerbiattini avvistati: +1000
Comincio la giornata nell’afa, quindi me la prendo comoda, scivolando lungo le zone d’ombra e visitando il tempio buddista di Higashi Hongan-ji che è proprio sulla strada. La meta della giornata è Nara, dove mi attende il celeberrimo parco dei cervi (compreso di cerbiattini che corrono in libertà). Prendo il treno alla stazione, usando il mitico JR pass che ormai mi salva in ogni circostanza e nel giro di circa mezz’ora arrivo a destinazione.
Quello che non mi aspetto, invece, sono i cartelli che ricordano che i suddetti animali sono selvatici e suggeriscono di evitare di avvicinarli troppo, con immagini del tipo persona inseguita da cerbiatto – vecchietta derubata da cerbiatto – bambino incornato da cerbiatto – bambino calpestato da cerbiatto. Non che qualcuno segua questi avvertimenti: il parco è pieno di entusiasti che comprano speciali biscotti cerbiatteschi per sfamare quelle graziose e imprevedibili creature (le quali, converrete con me, sono meno spaventose di un rottweiler).
Per raggiungerlo, attraverso la città fermandomi ogni due passi a osservare le bancarelle di cibo, in particolare le grandi varietà di dolci – mochi, daifuku alla frutta e soprattutto il melon pan, da cui finora mi sono tenuta alla larga perché non posso mangiare il melone, ma che ho solo recentemente scoperto non essere legato al frutto omonimo se non per una vaga somiglianza di forma. Il profumo è inebriante, zuccheroso, qualcosa a metà fra il caramello, la crema e la vaniglia, ma i cervi mi chiamano e resisto stoicamente alla tentazione.
Ed effettivamente sono lì, davanti agli altari, sotto i torii, negli spiazzi intorno ai santuari, parcheggiati all’ombra e sui prati, pronti a inchinarsi con la testa per ringraziare del biscotto o a correre per incornare incauti ragazzini. Mi sembrano abbastanza nutriti e decido che non hanno bisogno anche del mio intervento alimentare, perciò mi limito a osservare gli altri interagire con loro passeggiando per i viali.
Costeggio un laghetto e imbocco una strada alberata fino a un tempio, dove una strana indicazione mi spiega che l’offerta alla divinità è di 300 yen, pagati i quali oltre al consueto rito campana-battimano-inchini si può chiedere una granita con sciroppo colorato da mangiare seduti su una panchina poco distante. Sono confusa, ma non sono mica l’anticristo: non rifiuterò certo una granita sacra. Pasticcio con le istruzioni, chiedo aiuto ai passanti e alla fine, praticamente a gesti, ottengo una coppetta colorata piena di ghiaccio alta almeno una spanna. Poco distante, scorgo dei flaconi di sciroppo giallo e azzurro, che mescolo allegramente al ghiaccio prima di venire attaccata da un cerbiatto che pretende la sua parte.
Conclusa la mia pausa merenda, mi accorgo che in realtà è ora di pranzo e continuo a pasteggiare con gli onigiri presi al konbini a Kyoto. Proseguo poi nella mia esplorazione del parco, dribblando le scolaresche in gita e finendo travolta da un gruppo delle scuole medie in cerca di turisti da intervistare per un compito di inglese. Il rapporto cervi/umani è 100 a 1 e alcuni tratti di strada sono coperti di deiezioni animali che mi costringono a saltellare in stile campana nei pochi spazi sgombri, ma arrivo finalmente al Todai-ji Nandaimon. Da qui riprendo a girare per santuari, intervallati solo dalla presenza serafica e ruminante di cerbiatti con famiglia.
Ma il caldo ha la meglio. Mi dirigo verso l’uscita, però sono lontanissima; centinaia di cervi dopo, sono ancora in alto mare, mentre la temperatura aumenta. La pioggia, malgrado il meteo, ha deciso di disertare e riesco a raggiungere la strada solo quando sono ormai fradicia di sudore.
Mi merito il melon pan; è una giusta ricompensa per gli sforzi della giornata. Ed è buonissimo – dentro è come una brioche, ma fatta di nuvole, mentre in superficie è croccante e glassato e il sapore riflette esattamente quell’odore di vaniglia, crema e caramello.
Compro anche una confezione di warabimochi e dei biscottini a forma di animaletto e di statua di Budda e riparto alla volta di Osaka, dove mi aspettano il mercato centrale e finalmente il kaiten sushi, il sushi sul rullo.
Mangerò fette di balena (?) e pesci non meglio identificati, lo scopriremo nella prossima puntata.