Un collettivo che racconta un mondo onirico, ma tangibile, racchiuso sotto un nome femminile e rappresentato da una frontwoman elegante, sensuale ed enigmatica.
“Il progetto nasce dall’incontro tra me e il mio bassista Andrea. Era un momento molto divertente delle vite di entrambi e piano piano si sono aggiunti elementi e siamo diventati una band”, racconta Elenoir.
Un nome parlante portato ed esibito da un individuo femminile, l’unico della band che si mostra e che dà voce a tutti i membri. “Elenoir nasce dalla necessità di trovare un nome che potesse avere una doppia funzione: un nome proprio per rappresentare un volto e un nome astratto per rappresentare la band”. È volutamente ingannevole: “Si pronuncia, o meglio, ormai si usa pronunciarlo così, come Eleonora in francese, ma si scrive senza la ‘e’ finale. Non significa niente, ma rappresenta qualcosa”, continua Elenoir.
Un elemento che contraddistingue Elenoir è la magia: la definisci come una “scienza sbagliata” che muove gli animi. Credi nella legge dell’attrazione? Attraiamo ciò che desideriamo?
Credo nella legge delle energie, credo che la realtà sia influenzata dai nostri pensieri e dai nostri desideri – non una forma superiore di conoscenza, sia chiaro -, credo che attraiamo ciò che desideriamo e viviamo chi è aperto all’Incanto.
Dai testi delle canzoni si percepisce l’amore per la letteratura, che non si limita alle citazioni nascoste, ma va oltre. Come e quanto influisce la letteratura nell’approccio con la musica?
La lettura è sempre stata il mio posto felice, una bolla, un rifugio onnipresente, una compagna che mi permette ogni giorno di scoprire nuove cose sull’essere umano, su me stessa, mi fa sentire connessa con mondi e personalità che sono esistite e tutto questo esercita su di me un grande fascino. Come e quanto influisce dipende dal periodo della vita in cui mi trovo. Credo che i grandi pensatori abbiano la capacità di regalare input sempre eterni. Mi capita spesso di “consultarmi” con loro per poi accogliere lo stimolo. Tutto quello che viene dopo questo piccolo passaggio, invece, è vita, è sentimento, è amore.
Ironia e paradosso: quanta ironia e quanto paradosso ci sono nei pezzi di Elenoir?
Ironia moltissima, soprattutto nell’autodefinizione di me stessa e dei miei desideri. Paradossi pochi.
“Life is as tedious as a twice-told tale, vexing the dull ear of a drowsy man”. Hai citato “King John” di Shakespeare perché è stato il primo spunto di riflessione nella creazione del testo di “Shut Off”. Cosa volete raccontarci con questo nuovo pezzo?
Il processo artistico-compositivo è venuto da sé durante una sera indisturbatamente complice, mentre Danilo ed io aspettavamo la cena. Circolarità e ciclicità fanno parte di noi e allo stesso tempo sono fuori da noi; a volte si spezzano, altre desistono, altre ancora vanno spezzate: fa qualcosa di Magico. Ci sono state semplicità e convinzione, ad oggi è il brano che sento di più e che sentirò sempre in modo particolare. La mia intenzione è quella di mandare un messaggio semplice e chiaro. Stimiamoci e amiamoci nel presente e per il presente, non avendo paura di accettare gli interi Mondi nei cambiamenti: ciascuno di noi manterrà sempre quel suo grado di eternità.
“My mind won’t shut off”. In questo testo la mente e l’essere umano sono i protagonisti. “I wear different faces, I’m always bare”. Elenoir che rapporto ha con la propria mente? Cosa ti ha spinto a scrivere queste parole?
Ad oggi mi sento di rispondere un rapporto in divenire. Per quanto riguarda cosa mi ha spinto a scrivere queste parole, visto l’approccio spezzato della composizione del testo, la risposta più sincera che io possa dare è che ho seguito il mio flusso di coscienza – o di incoscienza se vogliamo -, ho lasciato parlare le parti più preponderanti dell’inconscio: una sorta di rêverie.
Cosa cercate di comunicare in questo momento storico con la vostra musica?
Eleganza.
Elenoir trasforma la cultura in una realtà surreale, mettendola al servizio dell’arte. Per un’artista gli interessi personali influiscono nella creatività. Cosa hai visto che ha nutrito la tua creatività?
Periodo pieno di film, ultimamente ho avuto modo di rivedere “Persona” di Bergman, Totò e “Gone girl” di Fincher. Bianchi e neri magistrali, interpretazioni geniali e suspense che comunque mi tengono sempre attaccata allo schermo! Poi ho visto anche “Ramen Girl”, da compagnia. Per quanto riguarda le mostre vengo da una mattina con Klimt – accecante mi è scappata anche una lacrimuccia – e da una notte alla galleria Borghese che mi ha incantata. La mostra era di Damien Hirst, ma il contesto con Bernini, Caravaggio, Raffaello non è descrivibile. Mi commuovo sempre davanti a certe cose.
A cosa si ispira l’estetica enigmatica, elegante, sensuale e noir di Elenoir?
A quello che sono e a ciò che mi fa sentire bene. Non c’è calcolo nella proposta artistica, non c’è differenza tra persona e personaggio. Riporto come posso quello che mi piace.
Qualche progetto in vista?
Vado per ordine: un regalo per la Befana, un EP e poi altro che saprà dirvi l’opera Prima di Tommaso Ottomano.
photographed by Lorenzo Basili
creative direction and styling Nicola Pantano
styling ass. Noemi Baris
mua Andrea Sailis @Blendmanagament
hair Carlo Ruggiu