Quello di Lorenzo Montinaro è un monumento. O meglio, un anti-monumento. L’intervento site-specific di Lorenzo Montinaro (1997) presso Edicola Radetzky (Milano) – frutto del processo di sottrazione tipico della pratica dell’artista – è una riflessione sul valore della memoria nel tempo. Il progetto, a cura di Arnold Braho, prende forma all’interno della contenuta struttura novecentesca attraverso un complesso sistema di segni retroilluminati difficilmente interpretabili a prima vista.
Silenziosamente, l’opera invita il pubblico ad avvicinarsi. Quelli che da qualche metro di distanza paiono come punti dispersi nel mare spento, stelle che illuminano il cielo notturno, altro non sono che i fori di cui i marmisti lapidari si servono per imprimere le lettere nel marmo. Il risultato ottenuto è una composizione stimolante che si presenta come una sorta di alfabeto incomprensibile – un linguaggio altro – composto da lettere che hanno perso la propria riconducibilità alfabetica. Montinaro, attraverso un processo di appropriazione e successiva decostruzione, rende omaggio al passato di Edicola Radetzky, riportando il nome di ciascun artista che ha partecipato al programma dello spazio espositivo. Sono segni presenti e allo stesso tempo assenti che raccontano in potenza il passaggio dalla dimensione privata a quella pubblica. Il carattere archivistico viene in parte superato grazie alla presenza di fari nascosti alla vista che illuminano il sistema di segni in apparenza indecifrabile e permettono a Edicola di dialogare con l’esterno. Chi osserva non sente l’esigenza di recarsi all’interno della struttura: il lavoro dell’artista si fa luogo e simultaneamente il luogo diviene il lavoro dell’artista.
Secondo un processo che vive all’interno di una dimensione liminale tra rappresentazione ed astrazione, Montinaro trasforma lo spazio espositivo in una sorta di capsula del tempo che, racchiudendo le memorie che connotano attivamente il passato ed il presente di Edicola Radetzky, trova una conclusione temporanea attraverso l’intervento dell’artista stesso.