Le opere di Andreas Zampella (1989), parlando silenziosamente all’orecchio di chi le osserva, accolgono lo spettatore all’interno di una dimensione sospesa, in parte onirica, sussurrando instancabilmente le proprie abitudini e ossessioni. Sono gli elementi di vita quotidiana ad attrarre l’attenzione dell’artista, il quale si serve di aspetti ripetitivi, moduli in parte aniconici, per indagare differenti metodi di rappresentazione della realtà, spesso pirandelliana, come viene definita da Zampella stesso, personale e ricca di simbologie. Per comprendere appieno la forza del suo immaginario, diventa necessario soffermarsi sull’idea di una rappresentazione teatrale applicata alla vita quotidiana che, conseguentemente, diviene un vero e proprio metodo: abbandonata una visione scomodamente dualistica, viene lasciato spazio ad una concezione delle arti totale, imprescindibile dalla vita di ogni giorno. Le opere, perciò, assumono il ruolo di veri e propri oggetti sensibili, vivi ed in continuo dialogo con lo spazio espositivo che, attentamente studiato e trasformato, diviene la quinta teatrale pronta ad ospitare scenografia, oggetti di scena ed attori/spettatori.

“Natura morta su frigorifero”, argilla, smalto, olio su tela, 2022, courtesy Nashira Gallery

 

“Bottiglie di notte”, argilla, olio su tela, 2023, courtesy Nashira Gallery

L’indagine sull’interpretazione spaziale non si esaurisce con la realizzazione di progetti site-specific che vivono una condizione liminale tra arti visive e arti sceniche, bensì è approfondita da un immaginario pittorico animato dal costante dialogo tra elementi naturali e artificiali. Quella di Zampella è una pittura materica, ottenuta dall’impiego di terra, argilla, colla e smalto; apparentemente ruvida e istintiva, nasconde una delicata connotazione intima e riflessiva. Le composizioni di morandiana memoria, apparentemente immobili e congelate in una dimensione altra, evadono la staticità tipica della natura morta contrapponendo natura ad artificio: il fuoco, in particolar modo – elemento per eccellenza – ribalta una condizione di stasi attraverso la propria tensione violenta, dinamica, che restituisce all’intera ricerca un’accezione surreale.

Composizione su due treppiedi silicone, ferro, misure ambientali, 2023, courtesy Nashira Gallery

In occasione di “Dove nascono gli uccelli”, prima mostra personale dell’artista presso gli spazi espositivi di Nashira Gallery, Zampella intesse una stretta relazione con l’ambiente circostante grazie alla scultura site-specific “Composizione su due treppiedi”. L’installazione, composta da treppiedi in ferro che sorreggono piccole gambe realizzate con silicone e farina, unisce e simultaneamente divide l’ambiente circostante, creando una connessione fisica e concettuale tra superficie pittorica, spazio e scultura. Il punto di partenza e di risoluzione dell’intero progetto coincidono nel dipinto “Dove nascono gli uccelli”, da cui la mostra omonima. La rappresentazione di una grande gola indica il luogo in cui scaturiscono parole e suoni, definiti dall’artista stesso con il termine uccelli poiché, liberi di volare, danno luogo a narrazioni fantastiche, sospese nell’immaginario di chi le pronuncia, di chi le ascolta.

“Dove nascono gli uccelli”, argilla, olio su tela, 2023  courtesy Nashira Gallery

La medesima tendenza evocativa emerge con “Passaggio al Buio” (vedi immagine in apertura), opera pittorica presentata a Palazzo Braschi all’interno del ciclo espositivo “Portfolio”, ideato e prodotto dalla Quadriennale di Roma. Zampella ancora una volta interagisce con lo spazio circostante, creando un equilibrio precario tra natura e tecnica. Un sottile raggio di luce colpisce ed illumina l’opera, tracciando così un rapporto di scambio reciproco tra dimensione tangibile e dimensione illusoria: uno stato incessante tra realtà e sogno.