Il termine antico πλάσσω (plasso) indica l’azione che consiste nel creare, nel dare forma a qualcosa di nuovo; in questo caso a prendere forma sono plásmata, sempre dal greco, creazioni. L’ampia superficie verde del Pedion tou Areos, il più ampio parco pubblico di Atene, ospita “Plasmata: Bodies, Dreams and Data”, fino al 10 luglio 2022, una mostra che pone come obiettivo l’analisi e la riflessione sul concetto di corpo, sui confini di questo e sulle possibili vie di sviluppo che il futuro ci suggerisce. Il progetto sottolinea l’interconnessione tra il nostro corpo, la tecnologia, che nell’epoca in cui viviamo è uno strumento che si sviluppa e permette di svilupparci, e la natura, che in questo caso è la quinta teatrale del percorso suggerito da Afroditi Panagiotakou, Irini Mirena Papadimitriou e FutureEverything, curatori della mostra.
Immaginando nuove connessioni e nuovi luoghi di coesistenza tra mondi e discipline apparentemente troppo distanti per poter dialogare, il presente è costituito da un processo continuo di ridefinizione del concetto di essere vivente, fondato sulle connessioni, l’unione e non il conflitto. La commistione di elementi umani e non, organici e artificiali, materiali e immateriali, danno vita a quell’immaginario che abbatte ogni forma di approccio antropocentrico, abbracciando animali, piante, batteri e corpi umani ibridizzati tecnologicamente in un unico corpo interconnesso, garantendo così equità trasversale per ogni forma di vita.
Il corpo, in passato troppo spesso causa di discriminazioni, diventa qui il mezzo con cui esprimere il nostro desiderio di creare, di amare, di essere liberi e sentirsi parte di una comunità. La sottile linea di confine tra quello che viene considerato naturale e digitale tende quasi a scomparire tra gli alberi e la flora del Pedion tou Areos, suggerendo al pubblico una visione del mondo inclusiva e interconnessa.
La vegetazione digitale di Marshmellow Laser Feast, le installazioni transumaniste di Sophie de Oliveira Barata, la performance digitale di LaTurbo Avedon, avatar e artista, ed i data-sculptures di Refik Anadol sono solo alcune delle numerose opere che compongono Plasmata, un ottimo specchio sul panorama artistico-digitale mondiale.