A Venezia, fino al primo maggio 2022 alla Fondazione Cini, sull’isola di San Giorgio, la manifestazione evento della Michelangelo Foundation, dedicata alla creatività e al talento artigiano. Un sorprendente viaggio nell’universo del “fatto bene e fatto a mano”, tra Europa e Giappone.
Un percorso nobile, antico e modernissimo al tempo stesso, romantico e avant-garde, comunque vada, sempre emozionante. È quello tracciato dal talento manifatturiero di maestri artigiani capaci di celebrare la bellezza, che è ovunque, con la sapienza delle loro mani unita alla potenza dell’ingegno. Oggetti che diventano “tesori”, spesso capaci di sconfinare nell’arte. E sorprendere, sempre, soprattutto a Venezia, la città dell’artigianato, per eccellenza. Un “genius loci” ben testimoniato dalla nuova edizione di “Homo Faber. Crafting a more human future”, la manifestazione internazionale organizzata da Michelangelo Foundation for Creativity and Craftmanship, sotto l’attenta direzione di Alberto Cavalli. Ospitata negli spazi della Fondazione Cini sull’isola di San Giorgio fino al primo maggio, l’edizione 2022 celebra quel connubio stretto dal saper fare bene e con le mani e l’uomo artefice del suo destino e del suo futuro. Ospite d’onore della seconda edizione, il Giappone, protagonista già nel titolo, “Living Treasures of Europe and Japan”, il manufatto come sorprendete ponte culturale tra due mondi e Venezia a unirli.
Quattro mila metri quadrati di spazio espositivo, quindici mostre realizzate da 350 artigiani, 850 lavori e la sorpresa ovunque, dentro e fuori. Opere uniche e originali realizzate con la carte, la ceramica, il legno, i fili d’oro, la terracotta e la porcellana, non c’è limite all’ utilizzo dei materiali e dell’ingegno: e l’intreccio della maestria artigianale si fonde con la bellezza dei luoghi, arte, architettura, natura, i chiostri della Fondazione, la sala della biblioteca e il giardino labirinto dedicato allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, la piscina Gandini, aperta per la prima vola, potentissimo set visivo dell’istallazione del regista Bob Wilson, uno dei grandi curatori insieme a Michele de Lucchi, Jean Blanchaert, Stefano Boeri e Naoto Fukasawa, tra questi.
Trasformare la realtà con le mani, a volte si può, come ha messo in evidenza anche Inès Mesmar, fondatrice della Fabrique Nomade, l’associazione che da cinque anni aiuta gli artigiani rifugiati in Francia ad integrarsi grazie proprio ai métiers d’art e chiamata da Alberto Cavalli, in apertura di conferenza stampa di Homo Faber. Che allunga la sua sorpresa anche dentro la Città con le esperienze dirette tutte da vivere, ma la prenotazione è obbligatoria, nelle botteghe della Serenissima, alla scoperta di come si realizzano gondole e merletti, vasi di vetro, ricami di pizzo, velluti lavorati su antichi telai. In una Venezia delle meraviglie, non c’è limite alla sorpresa che regala Homo Faber, con la sua missione di ridare luce e valore alla cultura del fatto bene e fatto a mano.
Un bene prezioso, un valore unico espresso da un fantastico ensemble di talento, passione e ingegno e senza nessuna nostalgia, alla base di un nuovo umanesimo 3.0. Necessario, oggi come non mai, per guardare sempre avanti, e ri-costruire un futuro migliore, nonostante tutto.