A vent’anni dalla scomparsa di Emilio Tadini (Milano 1927-2002), dal 4 febbraio al 5 marzo 2022, la galleria milanese Giò Marconi presenta “Viaggio in Italia”, mostra della serie omonima dei primi anni ’70 dell’artista milanese, già esposta per la prima volta nel 1971 dallo Studio Marconi.

Nei lavori di Tadini, pittore, scrittore, poeta, drammaturgo, traduttore e giornalista, figura di spicco tra le più originali della cultura del secondo dopoguerra italiano, le immagini emergono in un procedimento freudiano di relazioni e associazioni tra elementi del mondo onirico, oggetti del quotidiano e personaggi che sono spesso senza volto.

Con un approccio di tipo seriale alla pittura, dalle immagini di Tadini ne nascono altre, per successive modificazioni e alterazioni progressive di quella precedente, dando vita a cicli che sono veri e propri racconti, esattamente come accade per “Viaggio in Italia”. Qui le leggi della metafisica, del tempo, dello spazio e della gravità sono annullate e le figure sempre solitarie dei protagonisti trovano significato nei movimenti e nei gesti, ma sono corpi senza volto che alimentano un certo senso di alienazione. Il suo interesse per l’inconscio e l’irrazionale lo ha portato spesso a rappresentare scene di estraniamento, frammentazione e appunto di alienazione, che ricordano il Surrealismo, con riferimenti alla psicanalisi. Nasce così il suo Realismo Integrale. Apparentemente semplici e immediate, le sue rappresentazioni pittoriche offrono, dunque, al contrario molteplici livelli di lettura.

 

Così come le persone, anche gli oggetti svolgono un ruolo nell’arte di Tadini. Toccando i campi del design, dell’arte, della cultura, della moda, sono presenti motivi ricorrenti come un telefono, un rossetto, una scultura di Calder, oggetti di vita quotidiana che rendono le sue opere concrete e reali e collegano il passato, attraverso riferimenti all’antichità, al presente.

Emilio Tadini, Viaggio in Italia, 1970, acrylic on canvas, courtesy Archivio Emilio Tadini, Milano.

Impossibile, infine, non fare un collegamento con il “Viaggio in Italia” di Goethe. Per prima cosa, l’interesse di entrambi gli autori per gli oggetti così come l’attenzione alla geografia, alla geologia e alla botanica della penisola: se Goethe riporta spesso osservazioni mineralogiche, Tadini rispecchia lo stesso impegno nelle rappresentazioni ricorrenti di forme architettoniche in diversi tipi di marmi e rocce. E non solo, Goethe come Tadini si affidamento alle immagini autoprodotte e ai propri repertori visivi. Mentre visita l’Italia, Goethe disegna e produce numerosi acquerelli, mentre Tadini per i suoi quadri guarda alle foto che ha scattato e archiviato ordinatamente, i primi riferimenti di ciò che, alla fine, sarà tradotto in testo e su tela.

In occasione della mostra, viene presentata la nuova pubblicazione “Emilio Tadini. La realtà dell’immagine 1968-1972” di Francesco Guzzetti, edita da Fondazione Marconi / Mousse Publishing, in collaborazione con l’Archivio Emilio Tadini.