“A volte i libri riflettono cose della vita, a volte la vita si riflette nei libri.
Tre libri alla volta, un filo rosso che li unisce. Leggere, guardare, emozionarsi”.
Quante volte ci troviamo a definire le cose per differenza, per scarto. Come se alcune sensazioni o concetti non avessero le parole. Come se le parole si trovassero un po’ più in là o un po’ più in qua rispetto a quello che vorremmo esprimere. In quello scarto sta l’incapacità di dire, di scovare il significato che non troviamo. Perché troppo grande. O troppo piccolo. Perché manca quella sfumatura che ci sfugge inesorabile. Perché eccede dal nostro sentire e deborda dal pensiero razionale. In quello scarto, in quello iato, in quel vuoto, si genera il senso della parola. E la vita lo riempie.
Carlo Serafini, dopo anni di gavetta per sfondare nel mondo del teatro e del cinema, scala la vetta del successo diventando l’unico magico doppiatore di uno dei più importanti attori del momento, Robert Wright. Carlo esce dall’ombra e diventa la persona che incarna la potenza di un attore speciale, dandogli forza e personalità sullo schermo. Un giorno Wright si toglie la vita. Il palco di Carlo crolla; nemmeno sa che cosa provare, cancellato da un atto volontario del protagonista del suo successo. Carlo smette di parlare, la sua voce non serve più. Chi dovrebbe essere adesso? Nessuna parte da imparare, nessun palco, nessun film, nessun personaggio lo attende sulla scena. Chi è Carlo? Se finiscono le vite di Wright, dove finisce la vita di Carlo? Non ha più nulla da dire che valga la pena. Non ha più nulla da significare, perché il suo testo è morto. Il nulla si apre davanti ad un’esistenza fintamente autentica, trasfigurata dai volti dei personaggi che ha attraversato, frantumata nelle vite interpretate, assorbita e sciolta nella finzione del grande schermo che si spegne. La sala è vuota; si resta soli con frammenti incomprensibili da rimettere insieme pezzo a pezzo, parola per parola, provando a ricostruire un’identità perduta.
“La voce di Robert Wright” di Sacha Naspini, ed. edizioni e/o
SIO non scrive fumetti o strisce. SIO crea situazioni surreali ai confini della realtà. E lo fa utilizzando le parole in un modo assurdo, combinando concetti e immagini nell’orizzonte del nonsense. Ogni striscia vi porta in un mondo improbabile, fatto di estremi e paradossi, creando cortocircuiti per il pensiero razionale.Vi sentirete a disagio, talvolta. Oppure sciocchi, mentre sorridete con un ghigno nevrotico. Confort zone per i sarcastici, palude per i benpensanti, divano per tutti. Intergenerazionale.
“Evviva che bello! Un libro grosso di fumetti piccoli” di Sio, ed. Shockdom
Melody ha undici anni: non può parlare, non può camminare, non può scrivere. Nessuno sa che è molto intelligente, perché non può comunicare con nessuno. Finché qualcuno scopre che dal suo mondo silente possono venir fuori cose incredibili. Saranno disposte le persone ad accettare quel che Melody vorrebbe dire al mondo? Saranno disposti i suoi compagni di scuola a confrontarsi con quel silenzio che interroga, domanda, chiede, pretende di essere ammesso nel mondo dei “normali”? Quando la parola è potente e graffia, taglia, lacera. E insieme costruisce ponti per le esistenze invisibili. Per ragazze e ragazzi che non si fermano alle apparenze.
“Melody” di Sharon M. Draper ed. Up Feltrinelli