Fino al 26 settembre 2021, GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano ospita “Misfits”, prima personale in Italia di Nairy Baghramian, promossa dalla Fondazione Furla per il ciclo espositivo Furla Series.

La mostra, a cura di Bruna Roccasalva, riassume alcuni degli elementi costitutivi del lavoro dell’artista, nata in Iran nel 1971, ma con base a Berlino, dove vive dal 1984. Per la Baghramian, ogni opera è legata al tempo, al luogo e al tessuto politico-sociale in cui è inserita.

Beliebte Stellen (Privileged Points), 2017, bronze, paint, installation view, Mudam-Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean, Luxembourg, 2019, courtesy the artist and Marian Goodman Gallery, ph. Remi Villaggi.

Così, “Misfits” nasce proprio dallo specifico ambiente urbano in cui si trova la GAM: “L’architettura neoclassica di Villa Reale (al 16 di via Palestro, ndr), in cui ha sede il museo, si affaccia su un bellissimo giardino all’inglese, uno dei primi esempi realizzati a Milano, che ha la particolarità di essere accessibile agli adulti solo se accompagnati da bambini“, racconta Bruna Roccasalva. “Le suggestioni contrastanti suscitate da un contesto che rimanda a un universo protetto e ludico come quello infantile, ma che al tempo stesso genera un senso di frustrazione per le restrizioni alla sua accessibilità, sono state il presupposto all’ideazione di “Misfits”. In particolare, innescando una riflessione sull’esperienza estetica dell’inadeguatezza e l’imperfezione, la Baghramian ha realizzato una serie di sculture di grandi dimensioni, che abitano sia lo spazio interno sia quello esterno del museo.

Drawing Table (Homage to Jane Bowles), 2017, waxed wood, lacquered aluminium, rope, painted canvas, mouth-blown glass, polyurethane, marble plaster, steel, stainless stell, wax, installation view, 14, Athens, April 8-July 16, 2017, ph. Dimitris Parthimos.

Ognuna delle opere in mostra è costituita da due metà, realizzate con materiali differenti (fusioni in alluminio dipinto e legno per gli elementi che si trovano all’interno della galleria; marmo per quelli  all’esterno) e installate come parti disgiunte, ma unite in un possibile intero. “Fin dall’infanzia siamo educati ad assemblare incastri perfetti e a sviluppare così un modello di pensiero secondo il quale ogni cosa deve combaciare con un’altra”, spiega la Roccasalva. “Le sculture della Baghramian negano questa supposta coincidenza: le loro forme non si incastrano alla perfezione, ma offrono al contrario l’esperienza dell’errore, invitandoci a scoprire la bellezza nel loro accostamento imperfetto“.

Big Valve, 2016, Zincked metal, painted polyurethane, polycarbonate, ph. Dirk Pauwels.

Anche la scelta dei materiali e  il modo in cui sono trattati concorrono alla restituzione di questa esperienza imperfetta. Nello specifico, il marmo. La scelta di utilizzarlo è stata tutt’altro che casuale: impiegare questo materiale nobile, da sempre simbolo di compiutezza e perfezione, per dare forma scultorea all’imperfezione. “Storicamente, il marmo si connota come materiale pesante, perfetto per la scultura, grazie alla sua promessa di durevolezza ed è sovraccarico di connotati rappresentativi. L’incontro alla cava di Querceta (Seravezza, LU) con uno straordinario cavatore di lunga data è stato fonte di ispirazione… ricordava quasi tutti gli artisti giunti in quella zona per lavorare con il marmo, da Hepworth a Moore, da Noguchi ad Arp, fino a Louise Bourgeois… Mi ha spiegato come riesce a ‘leggere’ le venature del blocco e a percepire la fragilità del marmo”, racconta Nairy Baghramian a proposito del suo “incontro” con le cave di Henraux.

“Misfits” è il risultato di un cortocircuito di suggestioni e stati d’animo e la loro sintesi è ben rappresentata da “Jumbled Alphabet”, ritratto fotografico di una bambina dallo sguardo corrucciato, in netto contrasto con lo stereotipo del ritratto infantile. Il titolo dell’opera, poi, allude al gioco in cui le lettere dell’alfabeto alla rinfusa devono essere riordinate per formare parole di senso compiuto, ma la bambina, con la sua espressione scontrosa e ribelle, sembra invitarci a non propendere per un completamento sensato e ordinato.

Il ritratto “scorretto” della bambina e le sculture dagli incastri “imperfetti” non si fondano su canoni estetici precostituiti e generalizzati, ma contemplano la possibilità dell’errore e dell’inadeguatezza, rivelandone la bellezza.