Quelli di Marta Spagnoli sono gesti istintivi, immediati. L’esplorazione della superficie pittorica avviene attraverso il proprio corpo, le tele hanno grandi dimensioni e l’approccio intuitivo della sua pratica racchiude in sé una costante di imprevedibilità.
Al confine tra figurazione e astrazione, la ricerca di Spagnoli insiste sulla relazione che sussiste tra essere umano e contesto naturale che lo circonda. I corpi rappresentati sono ibridi, soggetti organici che emergono dalla tela secondo una rappresentazione che richiede una lettura dell’opera attenta e riflessiva. Segni e colori accesi restituiscono il tormento di quell’incontro tra la sfera animale ormai depotenziata – sia dal punto di vista fisico che concettuale – e il mondo artificiale. I soggetti rappresentati sono corpi in potenza: formalmente indefiniti, fluidi e mutevoli, paiono dissolversi e riapparire secondo un processo di metamorfosi visiva costante. I colori, carichi di luce e iridescenze, sono stesi sapientemente secondo un processo quasi performativo di costante addizione e sottrazione: le pennellate sono ricche di matericità, la pittura a olio è densa, coerente con la propria ricerca contribuisce alla restituzione di quel senso di movimento che influenza la lettura finale dell’opera. Le forme e i soggetti rappresentati paiono in continuo cambiamento, difficilmente decifrabili sembrano come avvolte da un velo che ne occulta la vera forma, veicolando così quel senso di mistero che ricorda archetipi ancestrali e mitologici.
Le opere di Spagnoli tendono ad una narrazione mitopoietica, un atteggiamento primitivo nei confronti delle forme e della composizione, una sorta di contraltare rispetto alle narrazioni contemporanee che prendono in considerazione la dimensione naturale – sia animale sia vegetale – soltanto attraverso canoni antropici. Gli elementi naturali abbandonano la marginalità e il ruolo di quinta teatrale, che ha caratterizzato secoli di storia dell’arte, all’interno della composizione assumendo ora l’incarico di veicolare la poetica della pratica dell’artista. Il suo approccio evocativo nei confronti della rappresentazione è carico di simboli e elementi iconografici che accompagnano il pubblico attraverso un percorso di visioni immaginifiche, composizioni eterogenee che compongono l’immaginario mitico di Spagnoli, costituito dalla compenetrazione di natura, materia e sogno.
La pratica di Spagnoli riflette sul concetto di alterità, sul riconoscimento di soggettività altre che consideriamo come diverse.
“Scavengers” è il progetto espositivo – presentato quest’anno presso la sede parigina di Galleria Continua, con cui l’artista collabora da diversi anni – con cui Spagnoli ha approfondito il concetto di identità, umana e non. Il titolo della mostra è un chiaro riferimento al testo scritto da Roberto Calasso, “Il Cacciatore Celeste”, in cui viene approfondita la figura della iena qui paragonata a un animale spazzino che si nutre delle carcasse in eccesso abbandonate dai predatori e strettamente legata alla dimensione antropomorfa, poiché costretta a perpetrare tali atteggiamenti così da garantire la propria sopravvivenza.
Ancora una volta le opere di Spagnoli racchiudono una dialettica plurale, tracce e forme emergono dalla tela in cui rapporti dualistici trovano una risoluzione nell’intersezione di elementi apparentemente distanti come l’animale e l’essere umano, la condizione selvatica e domestica, la materia e il vuoto, illustrazioni scientifiche e poetiche oniriche.
Words Edoardo Durante