Simbolo di verità, giustizia e uguaglianza, che ha attraversato confini geografici e decenni di storia – nello specifico le decadi sono 8, festeggiate quest’anno -, Wonder Woman è un’icona amata dalle donne e – perchè no! – anche dagli uomini, di tutte le generazioni che in lei si rispecchiano. Perché tutti vorremmo essere un po’ “wonder”.
Eroina e guerriera dell’universo DC Comics, impegnata nella lotta contro ogni forma di ingiustizia per dare pace ad ogni forma di conflitto, Wonder Woman è un mito intramontabile della cultura pop americana, ma le sue radici sono molto più antiche. Come tutti i miti, le sue origini risalgono alla classicità greco-romana: “Bella come Afrodite, saggia come Atena, più veloce di Hermes e più forte di Ercole”, la definisce il suo inventore William Moulton Marston, ma è anche tenace come Atlante, potente come Zeus, audace come Achille, incarnando così le migliori abilità fisiche e morali della mitologia.
A ripercorrere le tappe della storia di Wonder Woman è la mostra “Wonder Woman. Il mito”, a cura di Alessia Marchi, con il contributo editoriale di Maurizio Francesconi, ospitata a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine, fino al 20 marzo 2022. Accompagnata dall’hashtag #wondersonoio, nell’ambito della campagna internazionale #believeinwonder, l’esposizione presentata da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, è la prima in Italia dedicata alla figura di Wonder Woman. Un percorso interdisciplinare che tocca molti ambiti, dal fumetto al cinema, dall’arte alla moda, attraverso i suoi 80 anni di storia.
Nata da un’idea dello psicologo William Moulton Marston (1893-1947, a lui si deve anche l’invenzione della macchina della verità) e messa su carta dall’illustratore Harry G. Peter per le pagine del fumetto “All Star Comics #8”, in cui apparve per la prima volta nel 1941 nei panni della giovane amazzone Diana, il personaggio ottiene un successo planetario negli anni ’70, grazie alla serie televisiva con Lynda Carter, per arrivare ai due film prodotti dalla Warner Bros. “Wonder Woman” (2017) e “Wonder Woman 1984” (2020), entrambi con Gal Gadot.
Tavole e fumetti originali provenienti dall’archivio DC a Burbank, in California, e da collezioni private; i costumi originali di scena, inclusi scudi, spade, archi e frecce; la copertina di “Sensation Comics #1” del 1942, prima delle molte della cosiddetta Golden Age del fumetto, il periodo epico in America che va dal 1941 al 1955; la revisione del personaggio nel dopoguerra secondo canoni più moderni e a partire dal ’68 l’avvicinamento al femminismo; le illustratrici italiane dell’universo DC, Laura Braga, Emanuela Lupacchino, Maria Laura Sanapo, che pongono l’attenzione sul valore del disegno tutto italiano che ha fortemente contribuito alla figura di Wonder Woman come la conosciamo oggi; gli anni ’80 e infine la rinascita negli ultimi trent’anni.
“Un tempo volevo salvare il mondo, far cessare la guerra e portare pace agli esseri umani. Ma poi ho scorto la tenebra che vive nella loro luce, e ho imparato che dentro ognuno di loro ci saranno sempre entrambe. Ognuno deve fare la propria scelta e questo nessun eroe lo potrà mai cambiare. E ora so che solo l’amore può davvero salvare il mondo. Quindi sono qui, e combatto e mi prodigo per il mondo come potrebbe essere. È questa la mia missione ora”, Diana Prince aka Wonder Woman dal film “Wonder Woman”, 2017.