FASHION

Levante, multiplicity in motion

Pelliccia Fendi; anello e orecchini in oro bianco 750% con diamanti bianchi Garatti.
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Total look Dior; anello e bracciale in oro bianco 750% con pavé di diamanti bianchi e diamanti a goccia fancy rosa Garatti.

Inverno, tempo di letargo? Non per Levante, che è in pieno fermento creativo ed energetico. Protagonista della digital cover di The Collector Dicembre 2025, di fronte a sé ha un anno ricco di progetti, a cominciare da Sanremo 2026, che la vedrà tornare sul palco dell’Ariston per la terza volta, con la canzone Sei Tu, a cui poi si aggiungerà un nuovo album e la tournée Dell’amore – Club Tour 2026 con cui porterà la sua musica (vecchia e nuova) nei principali club italiani.

Eppure in tutta questa frenesia progettuale che l’aspetta, Claudia Lagona ha imparato a vivere le stagioni del mondo e della vita secondo il suo ritmo, senza schemi prestabiliti, senza imposizioni esterne, ma guidata dal suo istinto e dalla sua consapevolezza. Sembra pervasa da una carica e da una gioia che appartiene solo a chi sa che sta facendo esattamente ciò che ama fare, nel modo esatto in cui ama farlo.

Una sensazione che trasmette con naturalezza anche sul set: arriva imbacuccata in un balaclava animalier, varca la soglia del sofisticato appartamento milanese in cui scattiamo questo servizio, e spalanca gli occhi incredula per la bellezza della location in cui ci troviamo. Mentre con un sorriso enorme che si apre sul suo viso, è lei in realtà a inondare lo spazio e tutti noi di bellezza e meraviglia. E a riempire le stanze della sua voce pazzesca, che non è mai mera performance canora, ma sempre segno, senso e significato. Come quando si sta preparando per lo shooting: tra l’applicazione di un siero e una pennellata di blush, cominciamo a parlare della sua playlist. Lei sblocca il telefono, fa partire la musica e tira fuori una chicca musicale dei primi Duemila che va dritta al cuore di chi certe canzoni le ha vissute come colonna sonora della propria vita e della propria quotidianità (la sottoscritta, ndr), ma che sa parlare anche a chi in quel 2003 era appena nato, era con noi sul set e non aveva idea di cosa stava per ascoltare. In quell’istante mentre Levante al trucco cantava (e faceva scoprire ai Gen Z presenti) Zeta reticoli dei Meganoidi ho avuto la conferma di non essere sul set di un qualsiasi editoriale, ma nel pieno di una connessione umana ed energetica che annulla distanze generazionali, ruoli e sovrastrutture, per sentire insieme attraverso la musica.

Sarà la legge dell’attrazione? Probabile. Fatto sta che per me, che ancora non la conoscevo di persona, Levante è stata un’epifania, nel vero senso del termine: una rivelazione (o forse, meglio dire una conferma di tutto ciò che credevo su di lei, attraverso la sua musica e le sue interviste, ma che ancora non mi si era rivelato per esperienza diretta). Una manifestazione tangibile del divino femminile nella sua accezione più vera, intensa e profonda: carismatica, generosa e con un’energia vitale che crea empatia e sintonia vera con chi la circonda. Mentre fa battute, scherza con tutti e sorride, lei vibra su altre frequenze. Sono sempre più convinta che essere parte della sua vita in varie forme, significhi godere del privilegio di essere attraversati da quell’aura. E per quanto si dica che il femminile sacro sia un’energia presente in tutti gli esseri umani, una cosa è chiara: in lei non è solo e semplicemente presente, ma è così evidente in tutte le sue espressioni, così possente nei suoi percorsi di trasformazione interiore, così manifesto nelle sue molteplicità da darle un magnetismo straordinario e travolgente. Prepariamoci tutti perché nel 2026 Levante è pronta a manifestarsi in tutta la sua essenza e potenza creativa. Attraverso quello che sarà il suo “Sanremo del riscatto”, e non solo. Ce lo racconta qui.

Chiusura d’anno, tempo di bilanci. Com’è stato questo 2025 e cosa ti aspetti per il 2026?

Il momento che sto vivendo è quello della conoscenza. Sto, lentamente, avvicinandomi sempre di più a me stessa, in una quasi perfetta adesione tra il fuori e il dentro. Questo movimento avviene anche nei confronti del mondo esterno, pian piano lo capisco sempre di più e scelgo parti di lui in cui ritengo sia giusto stare per me. È stato un anno di ricerca, di silenzi, di lavoro a testa china su strumenti e agende piene di canzoni nuove. Sto già raccogliendo i frutti di una semina fatta con cura, so che ne arriveranno altri perché col nuovo anno svelerò la strada fatta mentre mi assentavo da luci accecanti e proclami.

Hai spesso detto che oggi ti senti più libera. Che tipo di percorso è stato?

Credo che non si smetta mai di percorrere la strada verso la libertà, perché ciclicamente, anche nelle piccolissime cose, ci sentiamo costretti dentro schemi, pensieri, pregiudizi. Non siamo immuni dall’altro, anche quando ci diciamo liberi. Il mio modo di stare nel mondo è il più onesto possibile, ecco come mi sento libera.

Da sempre canti l’amore, ma come è cambiato il modo di cantarlo in questi anni e la tua idea su di lui? Ci credi sempre? Con quali occhi lo guardavi prima e con quali lo guardi oggi?

L’amore è un tema centrale per moltissimi artisti eppure io non mi sono fermata a parlare solo di questo, ho parlato degli emarginati, ho parlato di politica, ho parlato di donne, ho parlato di disuguaglianza, ho parlato di diritti… Ma l’amore, sì, rimane un tema sempre aperto, un capitolo senza fine. Credo fortemente nell’amore che, nel tempo, si è spogliato di tutti gli orpelli con i quali, sin da bambini, ci è stato presentato. Ha la forma di una mela un po’ ammaccata, a volte la sorpresa di un vermetto, il colore rosso non uniforme su tutta la superficie ma il gusto è buono, vero, reale. L’amore è una mela bio, senza pesticidi, che non tutti hanno il coraggio di prendere e mangiare, perché la tendenza è scegliere il colore e la forma migliori.

C’è un aspetto che emerge di te attraverso le tue canzoni, le tue parole e le tue interviste: il coraggio e la capacità di dire sempre le cose come stanno. Qual è o qual è stato il prezzo da pagare? Ma anche quale è la conquista più grande che regala una scelta del genere?

In realtà non mi è costato nulla essere coerente, dico sul serio. Tutto ciò che non è avvenuto di conseguenza alle cose che ho detto e fatto è benedetto. In maniera istintiva, ogni energia, cosa o persona lontane da me, sono rimaste lontane da me. Lo trovo perfetto.

Con Dell’amore il fallimento affronti un altro grande tabù: il fallimento, l’amore che non riesce a farcela, i mille pezzi in cui ci rompiamo e l’ipocrisia nel volerli tenere insieme. Come sei arrivata a questo testo e cosa hai imparato dal fallimento?

Ci ripetiamo in pattern sempre uguali. Ho iniziato questo viaggio sull’amore per quelli che, come me, si sono ritrovati per anni a vivere l’innamoramento e la fuga a pochi metri di distanza l’uno dall’altra. Ma il fallimento deriva da una serie di mancanze nella nostra crescita, assenze, eventi dolorosi. Grazie alla caduta ti interroghi sul perché é avvenuta, se poteva essere meno rovinosa di quel che è stata e se lo è stata qual è il motivo. Indaghi e scopri che il tuo modo di amare è solo una conseguenza del modo in cui sei stato amato, visto, ascoltato.

Insofferente alle etichette e alle definizioni unidimensionali, coltivi la tua natura poliedrica anche attraverso diverse forme creative, fino ad arrivare ai tanti “IO” che emergono nel racconto e nel video di Dell’amore il fallimento. Come si fa a tenerli insieme in armonia e a mantenere una coerenza con se stessi?

Sul palcoscenico della vita siamo in tanti. In ogni momento arriva quella parte di noi necessaria ad affrontare la situazione. Le nostre parti, quando in equilibrio, sono in armonia anche con il resto della moltitudine. Se una di queste non lo è, può avvenire il caos, si crea disordine in quella determinata area della nostra esistenza in cui ci sono, forse, degli irrisolti. Io in tutti questi anni, per cercare di fare il meglio per me, sono andata a parlare alle più deboli del mio palcoscenico, con alcune di loro sto parlando ancora. Scegliere di non farlo sarebbe da stupidi. Abbiamo il dovere di non essere mine vaganti, per noi e per gli altri.

A proposito di natura multisfaccettata, è appena uscito il tuo singolo Sono blu in cui invece giochi con sonorità più dance. Com’è nato il brano e che pezzetto aggiunge al tuo manifesto?

Il brano è nato da un riff composto con un synth sulla tastiera con la quale ho lavorato per la maggior parte del disco. Era un movimento ossessivo che non mi ha lasciata in pace un secondo: giorno e notte, dal primo momento in cui ho deciso che sarebbe diventata una canzone, quelle note mi hanno rincorsa e fino a che non ho terminato il testo, non c’è stato scampo. Racconta il termine di una storia, dopo aver percorso strade di luce, in un vicolo cieco, di notte. La resa dei conti di due che si guardano negli occhi e, come ultimo saluto, chiedono la verità.

Che rapporto hai invece con il silenzio, di cui parli in Niente da dire?

Dipende dal silenzio di cui parliamo. Io amo il silenzio, è di grande compagnia, mi lascia ascoltarmi meglio, mi permette l’introspezione. Ma in Niente da dire il silenzio fa più rumore di qualsiasi litigio, sono terminate le parole e basta guardare i propri corpi distanti per capire che non c’è nulla da aggiungere. Quel silenzio lì fa molto male.

I videoclip di Dell’amore il fallimento e di Niente da dire hanno un grande impatto visivo: il tuo corpo/i tuoi corpi diventano parte del linguaggio espressivo in due maniere differenti. Com’è stato lavorare con il collettivo Broga’s? Cosa ti emoziona di più nel rivederli?

Il movimento è centrale in questo nuovo lavoro, l’amore non è raccontato soltanto attraverso le parole e la musica ma anche attraverso il mio corpo che si fa strumento per esplicitare al massimo ogni concetto. Per questo ho da subito coinvolto Macia Del Prete, la coreografa con la quale lavoro da anni. L’incontro con i Broga’s credo sia stato uno dei più belli e fortunati della mia vita. Mi sono innamorata delle loro energie, pulite, leggere. La loro creatività è profonda e tutte le volte in cui abbiamo affrontato insieme i temi di ciascun brano per il video da creare, il dispendio creativo e intellettuale è stato grande e di un livello molto alto. L’unione delle mie intenzioni con l’arte di Del Prete e del collettivo Broga’s è davvero magica per me. Nel rivedere i video fatti insieme mi emoziona il risultato mai pretenzioso, eppure così unico. Non assomigliamo a niente.

Rispetto alla tua evoluzione, c’è una parte di te che oggi senti finalmente al sicuro e cosa credi invece di dover proteggere di te, come donna e come artista?

Non siamo mai al sicuro. Lo penso perché a me lo ha insegnato la vita quando avevo soltanto nove anni. Non siamo al sicuro e non c’è nulla di certo e immutabile. Proteggo ogni cosa di me pur rimanendo aperta all’altro, al mondo, non do per scontati i miei traguardi, le mie conquiste, e come artista e come donna.

In un’industria e in un mondo che chiede sempre perfezione, quanto è stato rivoluzionario mostrarti imperfetta, vulnerabile e fragile?

È stata la cosa più semplice da fare. Lo sanno tutti: non sono brava col copione. Non riesco a fingere di essere altro da me, non ne sono davvero capace. Mi manca il talento di indossare la maschera e aderire alla richiesta di bellezza e forza dettata dal sistema.

Sei da sempre in prima linea nella lotta alla violenza contro le donne e lo hai fatto anche partendo da una storia personale. Cosa ha significato per te esporsi e raccontarne?

Ha significato perdere qualcuno lungo la strada, ha significato risvegliare la violenza ma era importante farlo perché metterci la faccia è quello che ho sempre fatto, e io non mi devo vergognare di nulla, non ho mai cercato di fare del male a nessuno.

Su Instagram sei leggera ma anche impegnata e pronta a portare avanti battaglie importantissime. Cosa ti sta più a cuore veicolare attraverso i social e che posto occupano nella tua vita? E quali sono i “rischi” che scegli di correre in questo tipo di narrazione pur di essere libera e te stessa?

Sin dal 2013 ho utilizzato i social come mezzo di vicinanza. In modo quasi istintivo raccontavo alle persone che mi seguivano i passi di questo percorso nella maniera più autentica possibile. Nel tempo anche gli spazi che occupavo con i miei racconti e le mie immagini hanno cambiato volto. Sui social faceva ingresso l’attualità, la politica, le notizie del giorno attraverso le testate giornalistiche. È stato facile mischiare tutto, parlare di musica e prendere una posizione sui fatti del mondo. Posare per una rivista, raccontare un tour, e prendere ancora una posizione su nuovi fatti del mondo. Esponendomi molto spesso il rischio è stato quello di perdere “consenso” ma io di comprarmi il pubblico non ho mai avuto intenzione. Non sono interessata a piacere a tutti i costi, sono interessata a esprimere me stessa secondo il mio modo di abitare questa vita. Oggi, tuttavia, non subisco più lo stesso fascino di un tempo per i social.

In un’intervista hai detto di aver smesso di avere paura e di aver imparato a gioire delle piccole cose. Come sei riuscita ad affrontarla paura? Quali sono le persone che ti hanno aiutata in questo percorso?

Ci vuole coraggio a dire di non avere più paura, l’ho detto davvero? Io credo semplicemente che le mie paure si siano ritirate un bel po’ e interessino solo e soltanto le cose importanti. La figura del mio psicoterapeuta è fondamentale in questo perché mi ha dato la possibilità di comprendere quante delle mie ansie siano realmente fondate. Poche! Le cose che mi fanno gioire sono semplici: trascorrere del tempo con tutta la mia gigante famiglia per esempio. Siamo tantissimi e quando stiamo insieme è meraviglioso.

Come vivi la competizione di Sanremo e come vivi in generale le critiche? Sanremo per me non è una competizione… è il palco in cui promuovo al massimo il mio progetto, quindi poco mi curo di che posto occuperò in classifica. Le critiche fanno sempre male ma esistono ed è normale che ciascun essere vivente esprima ciò che gli va di esprimere. Con me è tempo sprecato: non le leggo.

A Sanremo 2023 con Vivo hai affrontato un grandissimo tabù regalandoci una canzone che ha (e dona) una forza straordinaria: è stato per te un punto di rottura o di chiarimento? E che importanza ha avuto/ha quella canzone e quella esibizione per te oggi (nel bene e nel male)?

È stato un momento speciale che mi ha insegnato molto, non di me ma degli altri: le persone sono fragili e hanno bisogno di rassicurazioni. Io non ero rassicurante su quel palco. Vivo è un brano che mi ha dato tantissima forza anche quando non sapevo a chi dare i resti.

Se potessi parlare alla Levante che era salita su quel paco nel 2023 oggi cosa le diresti?

“Guarda che poi te li taglierai corti a maschio.”

Parlando sul set mi hai detto che questo sarà il Sanremo del riscatto. Cosa vorrai portare su quel palco? Ci sono cose che prima non eri pronta a mostrare e che oggi ti rendono una donna e un’artista diversa?

Il tre è un numero perfetto: la prima volta è la scoperta, la seconda volta è l’audacia, la terza volta è la conoscenza. Oggi posso dire di conoscere il festival. Da marzo 2026 racconterò perché per me sarà un momento di “riscatto”.

Di cosa parla Sei tu, la canzone che porti a Sanremo 2026? 

Racconta di chi desidera fortemente esprimere il proprio amore, verbalizzarlo e, chissà, forse non riuscirci.  Quale sarà per te la sfida più grande legata a questo brano? E cosa speri che arrivi a tutti noi quando lo ascolteremo?

Ha la caratteristica di essere un brano con nessuna voglia di impressionare, una struttura semplice, un testo delicato che sembra muoversi in punta di piedi. Mi interessa che arrivi l’emozione, che la gente comprenda le parole, che tutti ascoltino davvero la mia voce.

Qual è l’augurio che fai a te stessa per l’anno verrà?

Vorrei che tutt’intorno a me danzasse su una musica di pace. Nessuna gioia ha peso davanti alle lacrime del mondo.

 

Photographer: Antonio Giancaspro @agf_281
Styling: Lorenzo Oddo @mrlollo
Make up: Valentina Raimondi @valentina.raimondi.beauty at @interlude_project 
Hair:
Grazia Cassanelli @grant.hairdresser
Photographer ass: Alice Cairo @al.icr
Styling ass: Paolo Sbaraglia @paolosbaraglia
Producer: Lorenzo Salmone @salmonelorenzo

Editor in Chief: Andrea Bettoni @_andreabettoni
Digital Director and words: Giulia Pacella @giupac79
Digital Content Director: Nicola Pantano @nicolapantano_
Project Manager: Valentina Uzzo @valentinauzzo_

Talent: Levante @levanteofficial
Management: Taiga, Metatron Group @taiga_mgmt @metatron_group
Press: Elena Tosi @leletosi

In tutto il servizio Levante indossa gioielli Garatti @garattimilano
Skin prep: Lierac @lierac_italia 
Per la location si ringrazia @theharvest.consulting