Graffi che emergono per contrasto dallo sfondo pittorico. Segni che testimoniano una lotta, un rapporto conflittuale, quella gestualità processuale propria del lavoro di Rodrigo Ramírez Rodríguez (Città del Messico, 1988). Sono forme incerte, metamorfiche, cambiano la percezione del corpo che – contorto e lacerato – riflette soggettività ibride. Sul punto di svanire, queste ritornano, portando con sé una condizione in cui l’individuo diviene alieno a sé stesso. La pratica di Ramírez traccia un percorso che si allontana dalla concezione centrale dell’essere umano, una visione postumana che abbraccia l’alterità.
Elementi naturali dialogano con materiali antropici, così come la pittura convive con la scultura. La sua, è una narrazione decoloniale volta al decentramento della figura umana, un approccio orizzontale, interattivo, non esclusivo. Le forme che nascono dallo studio preparatorio si sviluppano incessantemente: comprendono una componente istintiva che fa della casualità un elemento stilistico. Ibride per natura, sono il frutto di un intreccio costante, vivono una condizione porosa e permeabile.
Uno spazio liminale, in cui il margine tra corpo e mente si dissolve, raggiungendo un punto di risoluzione attraverso il loro stesso superamento. Il linguaggio pittorico di Ramírez è costellato dai simboli di quel contrasto continuo tra sensazione e subconscio. Abitano lo spazio trasformativo che muove e destabilizza la materia. Intente in una danza, un ritmo fluido mosso da una forza sottostante che celebra il cambiamento. Una membrana instabile, percossa e perforata da una pulsione viscerale che scardina ogni coordinata, ogni punto di riferimento, superando di fatto ogni rapporto dualistico binario. Quelle di Ramírez sono immagini cariche, in conflitto con il supporto bidimensionale, tendono all’astrazione e al loro stesso limite. Il suo lavoro riflette un’identità frazionata, scomposta e riletta attraverso la lente dell’esperienza, restituendo una rappresentazione dell’io dinamica, stratificata e ibrida, proprio come la condizione contemporanea in cui vive.
Words: Edoardo Durante @edo_durante
Digital Director: Giulia Pacella @giupac79