Le tribolazioni di una svampita: @amlesuisonthetable
Giorno 2 (che dovrebbe chiamarsi giorno 1 visto che il giorno 1 avevo addosso venti ore di viaggio e il lutto per la mia scatola di biscotti sbriciolata nella stiva di Etihad – ma non ci fossilizziamo).
Ore di sonno: abbastanza, grazie.
Pagine di guida sfogliate: 6, poi mi sono tagliata con la carta.
Onigiri da asporto: 4, compreso uno che pensavo fosse tonno e invece è la maledetta prugna sott’aceto o quel che è (e ho assaggiato il nattou! È buono, per essere soia fermentata acidognola e piena di roba appiccicosa, d’altronde noi ci mangiamo il formaggio coi vermi e tant’è, facciamo poco gli spiritosi).
Collegiali in uniforme incontrati: 8 marinaretti, 3 liceali.
Ombrelli parasole: 4, ma sospetto che siano comuni ombrelli da pioggia riconsiderati per diversa missione.
La giornata comincia col botto, nel senso che appena sveglia mi convinco che c’è un terremoto (circostanza non del tutto improbabile ma in questo caso sbagliata) e mi tiro su di scatto, dando una capocciata al soffitto del capsule hotel in cui risiedo. Per chi non c’è mai stato, è una specie di ostello, solo che non ci sono camerate, bensì un complesso sistema di letti incassati in – appunto – capsule. Ne avevo sentito già parlare negli anni ’90, dalla fonte più attendibile di sempre: il Topolino.