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In touch with Fotinì

Total look Chanel
FOTINI 3
Total look Chanel

Il suo nome la dice lunga: Fotinì – figlia di padre italiano e madre greca – in lingua ellenica vuol dire “luminosa”. E difatti Fotinì Peluso appare più brillante che mai. Vera e propria cittadina del mondo, l’attrice romana, che in questa fase della sua vita sta attraversando un percorso di crescita professionale e artistica che l’ha portata a raggiungere la migliore versione di se stessa, più consapevole, è reduce dal grande successo di Sole Tognazzi intitolato “Dieci Minuti”, un film che si manifesta come un invito ad intraprendere la strada verso la felicità. Anche se lei preferisce la serenità.

Ciao Fotinì, come stai, come descriveresti questo periodo della tua vita? 

Da due anni a questa parte sto attraversando una fase di conquista della serenità, un concetto secondo me molto sottovalutato, perché tutti pensiamo alla felicità, come se fosse il massimo che si possa ottenere e, invece, io credo che la felicità sia un qualcosa di puntuale, ma non è una costante della propria esistenza. La serenità, al contrario, è uno stato d’animo che può durare. E in questi due anni credo di essere finalmente riuscita ad apprezzarmi di più e a ritagliarmi il mio posto nel mondo, in cui mi sento bene, che poi vuol dire molto semplicemente anche prendermi il caffè la mattina. Mi sono accorta anche di quanto sia importante accettare i propri limiti, di difetti ne ho tanti e mi sono impegnata molto per cambiarli, ma forse non ce n’era bisogno. Questa presa di coscienza mi ha rasserenato molto e ho imparato ad avere meno pretese, che non significa avere meno ambizioni. Ad oggi posso dire di aver raggiunto la migliore versione di me stessa rispetto al passato, anche nei confronti delle persone che mi circondano. 

Il numero 13 di The Collector celebra l’incoerenza intesa anche come la virtù di uscire fuori dagli schemi rispetto alla propria alla propria comfrt zone. Tu ti senti vicina a questa attitude? 

Incoerenza, mi piace molto questa parola. Mi piace molto la coerenza, ma mi piace molto anche l’incoerenza, perché in fondo credo che la coerenza esista per essere smentita, per avere un opposto, e la vita è fatta anche di questo. La coerenza, ad esempio, è sempre stato un valore importante a casa mia, sono cresciuta con dei genitori che mi hanno inculcato questo valore, l’essere fedeli a se stessi e non smentire le proprie posizioni, ma negli ultimi anni ho capito che il fatto di potersi concedere di essere un po’ incoerenti dimostra che non siamo dei robot, ma degli esseri umani. Il saper fare un passo indietro, ad esempio, è una grande abilità che credo sia importante acquisire nella vita, ero meno flessibile da questo punto di vista quando ero piccola, ma adesso sto migliorando e mi sono resa conto di quanto anche nel mio lavoro l’incoerenza possa essere tra l’altro anche molto creativa. È solo nel momento in cui comprendi di avere tra le mani un personaggio per sua natura incoerente, in quanto essere umano, che riesci a conferirgli quel qualcosa in più.

Hai dimostrato di essere uno spirito libero, lasciando il tuo porto sicuro a Roma, per iniziare una nuova vita a Parigi, città in cui vivi da qualche anno. Sei soddisfatta o ti piacerebbe in futuro trasferirti ancora?

Se ce ne andiamo non sono mai porti sicuri (ride, ndr). Intendo dire che non credo molto al concetto della staticità, possiamo essere le persone più felici del mondo rimanendo in un posto, ma non è detto che sia per noi un porto sicuro. Mi sono resa conto che per me il porto sicuro è un po’ dove mi porta il cuore, il luogo che mi ispira “vita”, sono molto fatalista da questo punto di vista. C’è un proverbio buddista che mi affascina molto e che dice: “L’unica costante nella vita è il cambiamento”, è nell’evoluzione che si trova il porto sicuro, un’ancora o una stabilità. Ora vivo a Parigi, ma in futuro mi immagino di trasferirmi in qualsiasi altra parte del mondo, perché sono molto curiosa ed è anche il bello del mio lavoro, ti sposti di città in città e a quel punto dov’è il porto sicuro? Dove ti senti bene.

A proposito di viaggi, hai raccontato più volte di quanto rappresentino una tua grande passione.

Mi piace tanto viaggiare da sola e trovo che fare una vacanza sia una cosa e fare un viaggio un altra. Di vacanze ne faccio tante, le amo, però mi piacciono molto i viaggi. Sono rientrata di recente da un road trip in Corea e in Giappone, è stato molto bello, mentre a marzo sono andata in Vietnam per un mese, un altro viaggio indimenticabile. Due esperienze molto diverse tra loro, credo che ogni viaggio sia legato anche a un periodo della propria vita, è questo l’aspetto più interessante secondo me, riscoprirsi e capire chi sei veramente alla luce di persone completamente diverse da te, circondata da paesaggi che non corrispondono minimamente alla tua infanzia e in questo modo capire a che punto sei della tua vita attraverso l’esperienza che stai vivendo. Quello in Corea e in Giappone, ad esempio, è stato per me un viaggio molto più introspettivo rispetto al Vietnam, dove ho percorso 2000 km con lo zaino in spalla tra moto, autostop, treni e bus.

 

Cosa ti affascina di più di queste esperienze un po’wild alla scoperta del tuo Io? 

Mi portano a stare in una condizione in cui riesco a concentrarmi, mi consentono di aprire di più gli occhi e di prendere maggiore coscienza della mia vita e degli altri esseri umani, perché il viaggio abbatte qualsiasi tipo di barriera. Il fatto di comunicare con persone che sono esteticamente, mentalmente e completamente diverse da me, che non parlano una parola di inglese e che hanno una gestualità differente, ma ci si capisce ugualmente, perché siamo esseri umani, questo varrà pur qualcosa. Nel quotidiano non mi soffermo così tanto, non guardo neanche così tanto negli occhi le persone o, meglio, le guardo, ma non mi concentro, invece, quando sei lì è l’unico modo di comunicare, è il primo contatto. Non deve però essere una forzatura, dipende dal tipo di persona che sei, ognuno è differente, non esiste una ricetta, seppur quella del viaggio in solitaria sia diventata ultimamente una moda. 

Fotinì Peluso, un nome che racchiude in sé la commistione di due culture: quella greca e quella napoletana. Attraverso la tua personalità come emerge questa dualità di tradizioni?

Per me è proprio un qualcosa di inscindibile, non riesco ad immaginarmi con un’appartenenza legata solo ad un posto e in questo ragionamento è compresa anche la Francia. Nel senso che per me anche il luogo di adozione determina quello che sei, seppur per me sia naturalmente molto più viscerale la Grecia, perché è lì che ho trascorso i miei anni di infanzia e le mie infinite estati. E poi c’è tutto un discorso legato alle tragedie, tutta una cultura che probabilmente mi è stata inculcata da mia madre e da mia nonna, quindi la Grecia rappresenta la parte più dolce della mia vita, quella più pura. 

Cosa ti affascina di più invece della tua professione? 

Mi affascina molto il fatto di poter interpretare il ruolo di donne che vorrei essere, con tutti i loro difetti, ma che non sono. Ammiro gli autori che conferiscono all’arte cinematografica un messaggio politico, che comprendo profondamente e che alla fine esiste anche se non risulta così dichiarato. Non mi rendo conto che il mio lavoro possa essere anche politico e sociale per certi versi, è intrinseco. Detto questo, devo ammettere che il mio pensiero non è così nobile, è più egoistico, è più una necessità di sentirmi addosso questi personaggi. E, poi, mi piace troppo interpretare un ruolo che non ho mai interpretato, posso fare tutto quello che voglio, questo lavoro mi permette di farlo, io non sono nessuno, ma in realtà ho tutto nelle mani, ho duemila vite da poter vivere. E, poi, mi piace stare al centro dell’attenzione.

Oltre a essere un’attrice affermata sei anche ambassador italiana di Chanel. Come descriveresti questo legame? 

Per me è stato un grandissimo onore, perché stiamo parlando di una Maison con una storia che ammiro tantissimo. Coco, la sua figura è una forza che Chanel si porta dietro da sempre, così come il rapporto con il cinema. I partenariati che stringe con il mondo del cinema sono infiniti, tra proiezioni, festival, bandi e cortometraggi. È molto importante inoltre parlare di legame, perché per me questa Maison è diventata una famiglia. È forse banale da dire, ma mi sono sempre sentita riconosciuta per quello che sono e mai snaturata. Per come sono fatta non riuscirei mai a collaborare con delle persone solo perché lo devo fare, ho bisogno di avere un contatto umano, è quello che conta di più alla fine, è questa per me la vera bellezza del nostro rapporto. Il fatto che una maison come Chanel mi abbia scelta è per me un qualcosa di lunare e, in più, che si tratti di una scelta reciproca assume ancora più significato, rende tutto più magico. 

A proposito di Coco Chanel, che con la sua personalità ha radicalmente cambiato il modo di essere delle donne, in un’intervista hai dichiarato che a differenza del passato ora senti la necessità di raccontare la storia delle donne. Qual è il tuo punto di vista riguardo ad un tema più che mai attuale come questo? 

Ti rispondo aprendo una piccola parentesi su Coco. Secondo me, l’aspetto veramente interessante di Coco è il fatto che attraverso la sua moda raccontava la storia delle donne che avrebbero indossato i suoi vestiti, non erano solo capi da mettere addosso a qualcuno, erano capi che raccontavano una vita, un momento. Questo lo trovo straordinario e mi ispira molto. Non posso scindere dal fatto che sono una donna ed è chiaro che per me sia importante portare avanti dei valori femministi e femminili. Esistono ancora troppi film che raccontano di situazioni drammatiche o di lotta per l’accettazione delle donne, pellicole che spererei di non vedere più, ma purtroppo il tema è ancora troppo attuale e noi attrici abbiamo il dovere e la necessità di parlarne, perché siamo donne. E se non ne parliamo noi non ne parla nessuno. 

Come immagini il tuo futuro professionale?

Quello che mi aspetto è di essere felice, questa potrebbe essere la più grande delusione che potrei dare a me stessa, il fatto di non apprezzare quello che ho, di sprecare il mio tempo a crogiolarmi su problemi che sono assolutamente superficiali. Cosa che faccio, perché come tutte le cose è un impegno che mi sono presa. È chiaro, siamo degli esseri umani e non siamo sempre soddisfatti di noi stessi. Il rischio che vedo è fermarmi, concentrandomi troppo su problemi futili che non mi rappresentano. Cercare di saper fare un passo indietro, di domandarsi ogni tanto: “Cosa c’è che non va? Perché non dovrei essere felice?” Mi sembra quasi una mancanza di rispetto verso se stessi e verso le persone che mi stanno accanto e che l’unica cosa che vogliono è il mio benessere. Il fatto che io perda di vista questo aspetto mi sembra ridicolo e irrispettoso. 

Talent: Fotinì Peluso @fotinipeluso
Photographer: Riccardo Tinelli @riccardo.tnl
Art Direction: Andrea Bettoni @_andreabettoni
Stylist: Carlo Alberto Pregnolato @carlo_alberto_pregnolato
Stylist assistant: Massimiliano Morazzoni @massimiliano_morazzoni
Make-up: Anna Maria Negri – WM Management @annamarianegri – @wmmanagement using @chanel.beauty
Hair: Leon Gorman – Wm Management @leongorman@wmmanagement
Nails: Alessia Cannarozzo – WM Management @alessiacannarozzo@wmmanagement
Producer: Valentina Uzzo @valentinauzzo_