“A volte i libri riflettono cose della vita, a volte la vita si riflette nei libri.
Tre libri alla volta, un filo rosso che li unisce. Leggere, guardare, emozionarsi”.

 

Attraversiamo talvolta la vita come se fossimo in un grande campo minato e, bendati, dovessimo raggiungere una meta. Con passo incerto, spaventati, un piede dopo l’altro, tirando un sospiro di sollievo per ogni volta che ci accorgiamo di essere ancora tutti interi. Che ci accorgiamo che la mina non è esplosa, che la meta è un poco più vicina. A volte non siamo bendati e scrutiamo il terreno, le sue pieghe, le cunette, i sassi, in cerca di un indizio che possa svelare la presenza o assenza della mina. Cauti, leggeri, ogni volta che la mina non esplode sale il senso di potenza, la sensazione di potercela fare. E chi lo dice? Un altro passo e potremmo esplodere. E se fosse? Se anche fosse? Se facessimo esplodere una, dieci, cento, mille mine sotto i nostri piedi? Chi ha detto che queste mine sono mortifere? La mina è l’ignoto, la scoperta che incontriamo avanzando di un ulteriore passo. È quel che sconosciuto rende le nostre vite inedite, sorprendenti, diverse. È quel che brilla, incendia, travolge:  la creatività, l’amore, la passione. Quel campo minato è un mondo di opportunità, pronto a brillare se la nostra energia sceglierà di farlo.

 

È il 1971: Fred Malinowski, psichiatra comportamentale appassionato e brillante, si trasferisce nel Montana per risollevare le sorti di una clinica pubblica di salute mentale. Innovatore nel suo campo, pioniere nella ricerca di nuove strategie per affrontare la sofferenza psichica e garantire una buona qualità della vita ai propri pazienti, è sposato con Laura. Laura è una donna intelligente, intraprendente, creativa; la coppia progetta di avere un figlio. In questo quadro quasi perfetto si manifesta qualcosa di inatteso: Penelope. Adolescente con un problema di epilessia , viene “internata” dalla famiglia che non sa come gestirla, preferendo un ricovero lontano dagli occhi piuttosto che la complessità di una convivenza con la malattia. Fred ne è affascinato, è affascinato dalla possibilità di guarire Penelope senza doverla sottoporre ad interventi lobotomizzanti, senza dover ricorrere ad una sedazione perenne di quella preziosa mente giovane. Fred è sedotto dalla freschezza e dall’energia che Penelope gli garantisce, attiva collaboratrice nella cura, ideatrice di iniziative di bellezza per la clinica. La presenza di Penelope nella vita di Fred e Laura è la mano che semina mine pronte a deflagrare, pronte a distruggere ciò che loro hanno costruito e desiderato per lungo tempo. Non è il trito e ritrito triangolo nella coppia, ma una trasformazione di punti di vista, un’evoluzione complessa di uomini e donne che vicini alle mine prendono strade divergenti, convergenti, spaventose, distruttive, creative. Generando un nuovo mosaico di esistenze spezzate e ricucite: un nuovo campo, un nuovo orizzonte.

“Anatomia di un matrimonio” di Virginia Reeves, ed. ‎Edizioni Clichy

 

Le mine che non riguardano le guerre, per molto tempo hanno riguardato e riguardano tuttora le miniere. Lampi di luce sottoterra, ammassi di sassi e terra che esplodono affinchè l’uomo possa estrarre ciò che di prezioso nasconde il suolo. Sotto, molto sotto, dove uomini e bambini andavano e vanno per pochi soldi, per sopravvivere, per sbarcare il lunario. Un posto speciale è stata la miniera d’oro della Serra Pelada in Brasile, che dalla fine degli anni ’70 ha catalizzato dentro di sé decine di migliaia di persone alla ricerca del metallo prezioso, alla ricerca della ricchezza, dell’El dorado. Un cratere largo e profondo 200 metri , il cui abbaglio è smorzato da una massa di persone seminude che vi lavoravano dentro, come formiche addensate sul miele rappreso. Salgado le racconta, le immortala, le svela. Con un audace bianco e nero, lasciando lampi come sferzate di coltelli negli occhi.

“Gold” di Sebastião Salgado, ed. Taschen

 

Ci sono persone che sembrano seminare mine nella propria vita così come Pollicino seminava briciole di pane per farsi ritrovare dai genitori. Questa è la vita del protagonista, marito e padre appassionato e dedito, traditore seriale quasi per principio, per necessità, per sfida. Semina relazioni occasionali, durature, parallele, oblique, con amiche, estranee, colleghe. Con qualsiasi cosa assomigli ad una femmina. Predatore sessuale compulsivo, torna sempre a casa dalla sua compagna e dalla figlia. Convinto che nessuno mai lo potrà scoprire, convinto nella sua percezione di potenza di essere al di sopra di ogni sospetto e di ogni colpa. Le mine lasciate sul suo cammino sono solo il segno che l’esplosione, se e quando dovesse avvenire, sarebbe sicuramente il botto del secolo. Quello che abbaglia, acceca, distrugge, annienta. Tratto dal romanzo di Francesco Piccolo del 2008, interpretato e illustrato  quest’anno, 2023, da Fumettibrutti.

“La separazione del maschio” di Francesco Piccolo e Fumettibrutti,, ed. Feltrinelli