“Quanti tipi di pelle abbiamo?” e poi “Chi sei? A questa domanda spesso rispondiamo con quella che è la nostra professione. Noi siamo quello che facciamo, ma lo siamo realmente? La nostra professione dice solo ciò che facciamo, non ciò che siamo“, afferma Manuela Toselli. E prosegue: “Ci identifichiamo con l’abito che indossiamo, lo usiamo per affrontare il mondo, le relazioni tra individui si basano molto spesso su un approccio superficiale, sull’apparenza degli abiti o sull’immagine che arriva dalla professione. La nostra pelle è quella che divide il nostro io più fragile dal mondo esterno, è il confine sottile che trasuda la nostra essenza e ci protegge da tutto ciò che è fuori da noi“.
Ed è sulla base di questa riflessione che Manuela Toselli ha dato forma ad una serie di opere, esposte fino al 21 gennaio 2024 presso la sede di Crescenzi & Co. a Milano. Una mostra intitolata Skin Types che prende ispirazione dai nuovi lavori che Manuela Toselli ha iniziato nel 2019 e che oggi presenta per la prima volta al pubblico.
Le opere narrano di esperienze che il corpo emotivo elabora nello stesso modo in cui il corpo fisico risponde ad un’offesa. Costrizioni a cui il corpo si ribella, da cui si difende e, come succede per le vesciche che si formano sul corpo quando viene sottoposto a qualcosa di scomodo, la pelle si gonfia, si stacca dal corpo e permette che la nuova pelle, più sana e più forte di quella precedente, si formi sotto quella ferita.
Per farlo, l’artista utilizza tre materiali chiave rispettivamente di tre temperature diverse: la pelle, animale uguale a quella dell’uomo, la seta, il materiale più caldo e il legno, dalla temperatura intermedia.
Il materiale è per l’artista una sorta di alter ego, con il quale si relaziona all’esterno, declinando concetti ed aspetti diversi con il lavoro. Un punto determinante per la comprensione delle sue opere sono i titoli, che assumono un aspetto concettuale fondamentale e imprescindibile dalla forma, che tende a confondere e ad allontanare dal messaggio. Anche questo è ricercato dall’artista e, in una società che si basa sempre più sull’apparenza e sulla superficie, lei propone forme esteticamente belle, che presuppongono in modo erroneo una mancanza di contenuto e spessore. Questo per l’artista è esattamente il contrario di ciò che accade tra individui, in cui la bellezza diventa catalizzante, senza porsi la domanda se dietro l’apparenza ci sia o meno un vuoto. La bellezza in arte respinge, in natura attrae.