Sono trascorsi trent’anni, era il 1993, da quando la stilista giapponese Izumi Ogino, nata e cresciuta a Tokyo, ha deciso di fondare il suo brand Anteprima, progettato per donne brillanti, sicure di sé, femminili e giocose, con la volontà di vestirle con abiti eleganti, minimali e intramontabili. Oggi Anteprima è un brand di successo che continua a portare avanti l’amore per la qualità e sposa le contaminazioni. Ultima quella presentata sulla passerella della Milano Fashion Week dedicata alla SS 24, con l’artista giapponese Kei Takemura. In occasione di questo nuovo debutto abbiamo rivolto qualche domanda a Izumi Ogino.
Il momento più memorabile della tua carriera in questi trent’anni?
Senz’altro il mio debutto in Italia nel 1998, quando il Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana Mario Boselli, dopo cinque anni dalla nascita del brand, mi ha detto “Izumi, questo è il tuo regalo di Natale”, offrendomi il migliore slot nel calendario della Milano Fashion Week. Ero profondamente grata per questo, perché ero la prima stilista giapponese ad aderire alla Camera della Moda di Milano. È stata una sensazione surreale e inaspettata.
Lo stesso anno, il 1998, inoltre ha visto il lancio dell’iconica Wirebag. Cosa ha reso questo accessorio così popolare?
Penso sia diventato così iconico, perché è un accessorio senza tempo, capace di attraversare le mode senza perdere stile e allo stesso tempo è perfettamente riconoscibile. Speciale è anche il suo processo di realizzazione a mano, che richiede parecchio tempo e l’effetto luminoso, che non è frutto di macchine, ma del naturale riflesso della luce. Inoltre, si tratta di un accessorio versatile, lo si può usare in ogni occasione, anche quando piove, ed è perfetto per viaggiare. La Wirebag è molto amata anche da un target young, che opta per lo più per la misura piccola, la giusta grandezza per mettere dentro l’essenziale, come lo smartphone e le carte. E poi credo sia vincente anche il suo prezzo accessibile. Ne esistono moltissime versioni, misure e colorazioni e in Giappone, ad esempio, è l’accessorio più venduto in molti department store.
Dopo il successo della collaborazione con Marcello Morandini per la SS 23 e con Cami Yokoyama per la FW 23, sempre nell’ambito delle celebrazioni per il trentesimo anniversario, Anteprima ha presentato il debutto di una nuova collaborazione per la SS 24, quella con Kei Takemura. Come è nata la sinergia tra il brand e l’artista e perché hai scelto proprio lei per questa stagione?
La collaborazione con l’artista giapponese Kei Takemura mi ha dato grandi soddisfazioni, mi è piaciuta molto. Per questa stagione mi sono ispirata al gioco delle carte, che è uno dei più antichi della storia, praticato sin dal XV secolo e ho scoperto la collezione di Kei Takemura “Playing Cards – Memories and stories overlaid on playing cards“. Insieme a lei abbiamo deciso di collegarla al concept della mia collezione SS 24, che ho chiamato “GAME ON“, perché la vita è un gioco e la moda è il parco giochi per eccellenza. Per questa collezione mi sono anche ispirata alla moda anni Sessanta (vedi le minigonne), ma non i Sixties a cui fa riferimento solitamente la moda, ho voluto dare ai capi un twist più moderno.
Nella collezione la carta della regina rappresenta l’empowerment femminile. Oggi si parla tanto di questo concetto, in che modo un abito può realmente dare potere aduna donna?
Penso che l’abito sia un mezzo per farci senti più confident, più forti, più belle, più energiche, come una sorta di armatura.
Il key-piece della nuova collezione?
La giacca destrutturata realizzata in maglia senza cuciture né tagli. Si tratta di un tessuto molto particolare, elegante, ma estremamente comodo.
E a proposito della Wirebag, anche questa iconic bag è stata reinterpretata e riproposta in tre differenti versioni.
Sì, Kei ha proposto una nuova interessante versione del nostro accessorio best-seller, facendolo diventare un pezzo d’arte. Ha utilizzato la Wirebag come tela e su un tessuto trasparente ha applicato i suoi ricami.
Riguardo alle collabo di Anteprima nel mondo dell’arte, qual è secondo te l’aspetto più difficile nel contaminare moda e arte?
Sono sempre stata affascinata dall’arte moderna e mi ha sempre ispirato molto nel mio lavoro, in particolare modo la Biennale di Venezia, che continuo a visitare da quando ho trent’anni, ho sempre nutrito un grande rispetto nei confronti degli artisti e credo che, a differenza della moda che è molto settoriale, si tratti di un universo un po’ “out of the box”. Sicuramente, a volte, mi è risultato difficile collaborare, perché, per come sono fatta, voglio sempre rispettare il volere dell’artista, voglio che si senta importante. Detto ciò, mi piace molto contaminare la mia moda con l’arte, così come con la musica. Questo è il potere della moda secondo me, mi piace introdurre artisti provenienti da diversi settori.
Qual è il futuro della moda secondo Izumi Ogino?
Credo fortemente che la moda non debba più essere solo fine a se stessa, non solo una moda da indossare, ma piuttosto un concetto di lifestyle, di commistioni di generi, dove si intersecano tante realtà diverse.