La fragile bellezza della natura e del corpo umano immortalate dall’obbiettivo di Roberto Patella sono al centro della mostra “The volatility of being”, ospitata dal 25 maggio 2023, con ingresso libero, negli spazi del Gallery Hotel Art, Lungarno Collection, vicolo dell’Oro, 5, a Firenze. L’exhibition si compone di una selezione di opere del fotografo, nature morte e corpi umani, a colori vivi o in bianco e nero, a cura di Valentina Ciarallo, da un progetto di Mario Rescio dell’agenzia WiB Milano e con il coordinamento di Sergio Saladino e Andrea Saracino, per un racconto intimo, alla ricerca del proprio Io.

Roberto Patella, classe 1984, di base tra Milano e New York, sua città natale, ma le origini sono italiane, di Altamura, un dna mediterraneo sempre presente nel suo immaginario visivo. Dopo gli anni passati sotto la guida di Bruce Weber, sono soprattutto le forme semplici e comuni a diventare i soggetti preferiti della sua indagine artistica. Lo stelo appassito di un fiore, un bicchiere di vetro, la piegatura di un foglio lo attraggono, ma anche i corpi umani. Patella instaura un legame tra oggetto inanimato e soggetto, ne nasce una sorta di corrispondenza a doppio senso, un modo per dar vita a una narrazione intima. Il corpo è protagonista e la sua dimensione fisica che si rifà alla scultura funge da base per arrivare a toccare lo spirito e l’essenza delle cose.

In ogni scatto emerge il vissuto di Roberto Patella, che predilige l’analogico al digitale e che percepisce l’arte come un modo per ricercare se stesso e comprendere la condizione umana. La sua è una fotografia di ricerca interiore e l’uso del digitale spesso non corrisponde alla verità dei colori, delle forme, dei riflessi che invece Patella ritrova semplicemente scattando in analogico con la macchina fotografica, catturando l’effimero e l’instabilità. Il modo in cui la luce colpisce un corpo, accarezza la pelle, entra nelle pieghe della carne, delineando forme nuove, lo stimola costantemente.

Nei suoi lavori, si trovano rimandi alla sessualità, a cui però si allude soltanto, tramite la scelta oggetti come un vaso di vetro capovolto, un fiore di calla o corpi che convergono in geometrie umane. Ed è proprio la metamorfosi del corpo femminile e maschile, eterna ossessione della fotografia a stimolare l’esplorazione al confine dei limiti, suoi e degli altri.