Icona intramontabile: più che un semplice capo di abbigliamento, così si può definire il 501®, che quest’anno festeggia il suo 150esimo anniversario. Nato come pantalone da lavoro, nel corso del tempo ha mutato il suo status, diventando oggetto del desiderio di culture e comunità differenti.
Il jeans 501 non conosce generazione e luogo in cui non abbia dettato tendenza, sono moltissime le immagini che si associano a questo capo cult del workwear, da Marlon Brando con un paio di Levi’s, t-shirt bianca e giubbotto di pelle nel film del 1953 “Il Selvaggio” in cui è protagonista a John Wayne che, ancor prima, nel film western del ’39 “Ombre Rosse”, ha reso il 501 un must, dando inizio di una lunga collaborazione con il mondo hollywoodiano. Ambasciatore di uno stile democratico e disinvolto, la sua storia inizia nel 1873, con il brevetto ad opera del fornitore di tessuti Levi Strauss e del sarto Jacob Davis per la rivettatura in rame dei pantaloni da lavoro in tela. Un’invenzione che riscuote sin da subito un grande successo e che porta il nome di 501 a indicare i jeans di più alta qualità proposti da Levi’s, tanto da vincere qualche anno più tardi un premio per tale riconoscimento.
Grazie ai suggerimenti dei consumatori, al 501 vengono poi aggiunti alcuni dettagli pratici, come l’inserimento di due tasche posteriori, per rendere il jeans più funzionale e adattarlo ai cambiamenti epocali della moda maschile, e non solo. Nel 1934 nasce anche la versione femminile: Lady Levi’s Lot 701.
Negli anni il modello è soggetto a costanti modifiche e miglioramenti, con l’obiettivo di diventare il più confortevole e funzionale possibile. La sua affermazione nella società avviene ufficialmente dopo la fine della seconda guerra mondiale, presentandosi in una versione decisamente rinnovata ed evoluta. Con una gamba più slim e senza cinturino posteriore, né bottoni per agganciare le bretelle. Motociclisti, artisti, musicisti e teenagers lo desiderano e scelgono il 501 per il loro stile durevole e utility.
Il Levi’s 501 diventa a tutti gli effetti un capo casual o come lo ha definito il Time il “Fashion Item of the 20th Century”, indossato per esprimere se stessi in ogni occasione e in ogni luogo. Determinante è stato, il Levi’s 501 Buttom Fly Report, diretto da Spike Lee, che ha documentato la vita vera di un gruppo di ragazzi che fanno tutto con il loro 501 indosso: da recuperare i palloni fuori dallo stadio Wringley Field di Chicago a montare le luci per i concerti rock.
Infinite sono state le rivoluzioni che hanno visto protagonista il 501, un capo che è riuscito sapientemente ad infrangere le regole oltrepassando i confini del tempo e ridefinendo, anno dopo anno, i codici dell’abbigliamento e dello streetwear.
Oggi, in occasione del suo 150esimo, Levi’s lo ripropone attraverso due nuovi modelli, una nuova versione del 501 del 1954 da uomo e una del 501 del 1981 da donna oltre a nuovi lavaggi del 501 Original e del 501 del ’93. Il 501 del 1954 prende ispirazione dal modello d’archivio di quell’anno, ma presenta ora una vita più alta e una gamba leggermente affusolata. Un fit che si presenta come un’alternativa al classico 501 a gamba dritta. Il 501 del 1981 è una celebrazione del primo modello lanciato da Levi’s per le donne. Simile al mom fit ha ora una vita più alta e una gamba più affusolata tipica dei fit degli anni Ottanta. Tra i nuovi lavaggi proposti, invece, c’è l’effetto used pensato su denim cimosati ispirati a tre jeans Levi’s 501 del passato. Oltre a nuove vestibilità e nuovi lavaggi, i nuovi 501 sfoggiano anche nuove finiture artigianali e nuovi patchwork vintage. Non mancano, inoltre, i 501 Short, proposti sia per lei sia per lui in differenti finiture e lavaggi. Per rendere omaggio a questa speciale ricorrenza, inoltre, Levi’s ha voluto realizzare una speciale back patch e una Red Tab con la scritta 150 oltre ad un’etichetta e a una riproduzione stampata del timbro all’interno del jeans e un’incisione sul retro dei bottoni e dei rivetti.