“E stasera che non sei in città, ho messo i tuoi occhi, ho guardato qui intorno. Dentro il riflesso di un tram che poi va, dall’altre parte del mondo”. E “Dall’altra parte del mondo” è proprio il titolo del brano fuori da qualche giorno di Peter White, giovane cantautore romano, classe ’96, disco d’oro per “Narghilè” (2018), “un pezzo che parla con il cuore in mano”, sincero e spontaneo e proprio per questo coraggioso. Dopo il successo estivo di “Lunatica”, questo nuovo brano, prodotto da Simone Borrelli, segna un percorso inedito verso l’indipendenza e verso un progetto più grande curato dall’artista in ogni sua fase. Ad accompagnare l’uscita di anche il videoclip, che si compone di svariate riprese d’archivio, alcune delle quali realizzate in prima persona da Peter White, dal 2020 ad oggi, frammenti di vita quotidiana e lavorativa, oltre alle preziose immagini dei due concerti al Monk di Roma e al Tunnel Club di Milano, entrambi sold out.
“Dall’altra parte del mondo” è nato in meno tre giorni, come è possibile che una canzona nasca in così poco tempo?
Considero le canzoni che scrivo come uno specchio: a volte mi riflettono in maniera istantanea, un po’ come una foto, in altri casi invece ci vuole più tempo per delineare i contorni, come un dipinto che ha bisogno di più passate di pennello per arrivare a un quadro completo. La musica è bella proprio per la sua proverbiale imprevedibilità. Nel caso di “Dall’altra parte del mondo” ci troviamo sicuramente nel primo caso: è stato un fulmine a ciel sereno.
In relazione al brano parli di spontaneità, cosa intendi e perché questo è un elemento vincente?
Per spontaneità intendo la voglia di scrivere solo per se stessi, senza bisogno di compiacere gli altri o di inventarsi eventuali forzature. Questo, secondo me, permette di essere credibili e di dare all’ascoltatore la possibilità di rivedersi all’interno delle canzoni.
E “Lunatica” invece? Come è nato il brano?
“Lunatica” nasce dopo il lungo percorso in Major culminato con il mio disco “Millisecondi”. Dopo parecchio tempo (circa tre mesi) di assenza dallo studio avevo solo voglia di tornare a fare musica e di scrivere. Il caso ha voluto che quel periodo coincidesse con l’avvicinarsi dell’estate e nell’aria c’era un vortice di sensazioni nuove: mi ci sono buttato a capofitto. Tutto è partito da uno spensierato giro di chitarra, che si è poi trasformato in quello che potete ascoltare oggi, anche grazie all’aiuto del mio produttore Niagara (Gabriele Fossataro).
Dei tuoi brani curi tutto, anche la parte grafica che li accompagna, che cosa rappresenta il disegno che hai realizzato per “Dall’altra parte del mondo”?
Credo sia il mio ponte personale tra il mondo della musica e quello grafico. Nell’illustrazione di “Dall’altra parte del mondo” ho cercato di evocare uno scenario lontano in un clima autunnale, attraverso una tonalità che gira prevalentemente intorno al rosso. Volevo imprimere anche un concetto di vento e pioggia. Ma sono sempre della stessa idea: lascio spazio all’interpretazione. In fin dei conti, le storie le crea principalmente chi le riceve, piuttosto che chi le racconta.
C’è una tecnica che prediligi?
Mi piace variare: dall’inizio della mia discografia ho adottato varie tecniche per accompagnare i brani, tra cui i pennarelli, le matite e i pennelli. “Lunatica” e “Dall’altra parte del mondo” sono invece il risultato ottenuto da gessi colorati.
C’è un filone romano molto attivo che in questi ultimi anni sta riscuotendo molto successo, Gazzelle, Franco 126, Carl Brave, tanto per citare alcuni tra quelli che hanno raggiunto anche il grande pubblico, ma non solo. Ti senti parte di questo fermento che c’è nella tua città?
Credo che sia un compito dell’ascoltatore quello di pormi all’interno di un eventuale “filone”. Sicuramente Roma ha una grande influenza sugli artisti, me compreso. Faccio la mia strada senza guardarmi troppo intorno, sperando di definire il mio tragitto canzone dopo canzone.
Chi sono i tuoi punti di riferimento nella musica? Chi è una fonte d’ispirazione per te e con chi ti piacerebbe collaborare?
Fermo restando che sono molto affezionato ai miei brani “solitari”, ci sono vari artisti con cui mi piacerebbe collaborare, ne cito solo alcuni: Coez, Carl Brave, Frah Quintale, Giorgio Poi, Brunori Sas.
Qual è la tua canzone preferita? E il tuo cantante o gruppo?
“Pezzi di vetro”, De Gregori per me non ha eguali. In generale, ho un debole per la canzone d’autore italiana: da Gaber a Dalla, passando per Battiato, Guccini e De André (ma potrei continuare la lista per giorni). Fuori dall’Italia annovero sicuramente Otis Redding, Marvin Gaye, Elvis e i Beatles. Lo so, sono quasi tutti cliché, ma che ci posso fare se è la pura e semplice verità?!