“A volte i libri riflettono cose della vita, a volte la vita si riflette nei libri.
Tre libri alla volta, un filo rosso che li unisce. Leggere, guardare, emozionarsi”

 

Qual è la dote migliore che si apprezza in una persona, un amico, una compagna? Empatia, tenerezza, capacità di comprensione e vicinanza, lealtà, fedeltà? Per me, l’ironia. La capacità di farci ridere, sorridere, distendere il viso con una luce speciale negli occhi. La capacità di trasformare un momento difficile in qualcosa su cui fare dell’ironia, sdrammatizzando, cambiando la prospettiva dalla criticità ad una spinta per affrontarla. Ironia come indice di intelligenza, quella finezza dello spirito che sa cogliere un dettaglio trasformandolo in un significato universalmente comprensibile, in cui ci si può identificare senza stare troppo scomodi, qualcosa che permette di scorgere un difetto da una prospettiva buffa senza ferire. Stare  in compagnia di gente che sa ridere di sé, delle piccole idiosincrasie del quotidiano, delle manie che attraversano l’esistenza, degli ostacoli reali o immaginari che si affrontano ogni mattina quando la veglia prende il posto dei sogni. Persone che nell’angoscia scovano l’umorismo, che spogliano le paure della loro veste inquietante, che di fronte ad un burrone si lanciano verso l’infinito senza precipitare nel vuoto. Persone che sanno alleggerire il mondo e le esistenze che le abitano: delle amiche che indossano parrucche trash mentre litighi con la chemioterapia. Un fratello che ti racconta l’amore come fosse la peggior invasione degli ultracorpi. Tu, che guardando una persona con la mollettina che castiga la frangia pensi che qualcuno della neurodeliri dovrebbe portarsela via subito, che pensi che certe scarpe non possano che essere comprate da gente senza i piedi, che osservi tua figlia che non riesce ad abbinare due colori nemmeno con il manuale di istruzioni, che in ufficio pensi ai colleghi come ad una serata al circo. Che quando assisti con noia infinita ad un dibattito vorresti picchiare la testa contro uno spigolo, finché il cranio non si crepa e invece devi restare inchiodato alla sedia perdendo dieci anni di vita ogni minuto. E sorridi, perché la fantasia non ha limiti se le dai spazio. E chissenefrega delle rughe che incombono mostruose sulle risate, ci saranno delle battute acide anche per loro. Acido ialuronico, rigorosamente e ovviamente.

 

Cinque settantenni della borghesia della lomellinese, carte di credito a plafond illimitato, Jaguar e una lunga lista di acciacchi puntano alla Costa Azzurra per una vacanza speciale. Due coppie e un vedovo, Cesare, legati da un’amicizia più di circostanza che di sostanza, mettono in scena una vacanza ai confini della realtà, scontrandosi sotto traccia e fuori da sé con l’ignoranza, le manie, le ossessioni che ognuno di loro porta con sé insieme ai bagagli. Viaggiare con loro a Nizza è come stare sulle montagne russe per quel che combinano, per i segreti che tengono stretti e nascosti nel taschino della camicia, per le gaffe che collezionano vagando nelle vie della città costretti ad essere soccorsi infine dai figli lontani e distratti. Un romanzo sulla vecchiaia, sulle contraddizioni di un’età che si è felici di raggiungere se ci si arriva bene, che fa rimpiangere quando le mani non tremavano ancora e obbedivano ai comandi. Vecchiaia che  permette di poter dire “comunque fin qui sono arrivato e ho anche un po’ di merito”. Età avanzata che cerca pacificazione del passato e dei legami spezzati. Una messa in scena della provincia italiana che si improvvisa turista di lusso. Si ride, ci si commuove, la bocca si piega in un riso amaro o sghembo. Ironia sottile e a tratti sfacciata, scrittura impeccabile.

“Romanzo per signora” di Piersandro Pallavicini, ed. Feltrinelli 

 

 

Emblematica icona dell’umorismo acido di femmina scorbutica e adorabile, Lucy attraversa le strisce dei Peanuts con impeccabile eleganza. Una delle tante immagini che si ritrovano nelle pagine di Schulz, che nonostante la distanza temporale che separa i giorni nostri dalla loro creazione riescono a rappresentare l’animo umano come pochi hanno saputo fare. Il sarcasmo nella psicoterapia di Lucy, la paura della separazione nella copertina di Linus, la bambina dai capelli rossi simbolo del timore dell’amore e dell’accettazione per Charlie Brown. Il fido Snoopy scrittore pessimo, ma inarrestabile nella sua produzione surreale. Un mondo di piccoli per grandi pensieri, risate a denti stretti, sorrisi in un caldo pomeriggio di siesta. Risate pigre in pillole.

“Lucy e le altre” di Charles M. Schulz, ED. Baldini + Castoldi 

 

Tutto quel che di cattivo e terribile riescono a pensare e fare i bambini, qui lo trovate in tutte le versioni possibili. Adele impersona ognuno dei pensieri tremendi che ogni adulto ha potuto fare da bambino, mette in atto ciò che ogni bambino almeno una volta nella vita ha desiderato agire contro qualsiasi dettame di buona educazione impartito dai genitori. Adele è sempre pronta a far esplodere la faccia a chiunque si frapponga tra lei e ciò che desidera fare e dà corpo ai pensieri infantili realizzando i peggiori incubi di un genitore.  Politicamente super scorretta, sfacciata, non conosce il pudore che l’età adulta impone e infrange le buone maniere schiantandole contro un muro di risate. Leggetelo da adulti, da bambini, solo se siete disposti a fare i conti con la vostra involuzione. Una collana adorabile e geniale.

“Adele Crudele – Tutto questo finirà male” di Mr Tan, illustrazioni di Miss Prickly, ed. Becco Giallo