Un mondo parallelo, grottesco e festante, che sta proprio sotto di noi. Per arrivarci si passa da un tombino. A raccontare di questo mondo è Ida Amlesù (Milano 1990), che torna in libreria con la nuova uscita, “Cinema di Babele” per FVE Editori, dopo il sorprendente esordio con “Perdutamente”, vincitore del Premio Internazionale Salerno Libro d’Europa.

Una realtà fatta di sogni, di visioni e di creature più vere che mai, è Inferno. Qui regna la legge infernale che pesa i cuori, la burocrazia è una tortura, qui, si inventano strani giochi di carte, si dipingono occhi per far vivere le marionette e i medici discettano di polli e brontosauri. Il protagonista, Trubinio, ci finisce per caso, dopo che per distrazione gli scivolano le chiavi dalla tasca e finiscono giù per una grata, fino al centro della terra.

Ida Amlesù scrive delle avventure di Trubinio in una prosa musicale, che è quasi poesia, una danza sinuosa che parte dal turpiloquio e si innalza fino alle grandi vette poetiche. In un settore editoriale dove molto spesso accade al contrario che la lingua si appiattisca in favore della semplicità e della velocità, tocca una giovane autrice andare controcorrente, proponendo una scrittura che chiede al lettore di dedicargli tutto il tempo necessario: “In queste storie che ti racconto, vere che di più non si potrebbe, faccio sempre quello che va per il mondo e non capisce. Non mi ci trovo male, lo ammetto. Comunque questo ti serva a credermi: se avessi inventato, mi sarei inventato più intelligente”.

“Cinema di Babele” è un romanzo in cui pagina dopo pagina il confine tra reale e fantastico si assottiglia, la vita vera e il sogno si mescolano tra loro fino a confondersi, un cinema delle illusioni e degli equivoci che non si incasella in un genere, ma si crogiola invece della commistione di linguaggi diversi, dove la tradizione classica incontra la letteratura russa e che è anche una storia d’amore, quello maldestro e ispiratissimo di Trubinio.

L’autrice
Ida Amelsù è nata a Milano nel 1990. Scrittrice, slavista e traduttrice, si è laureata con lode in Lingue e Letterature Europee  all’Università degli Studi di Milano e in Letterature Europee e Americane all’Università degli Studi di Pavia. Ha studiato traduzione all’Accademia Ambrosiana alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Ha esordito nella narrativa con il romanzo “Perdutamente” (ed. nottetempo, 2017), vincitore del Premio Internazionale Salerno Libro d’Europa.