In un momento in cui i principali studi sull’identità umana tendono al di fuori del concetto di persona stessa, allargando i propri orizzonti a “nuovi” esseri viventi, come piante o animali, Fondazione Prada sposta il punto di attenzione inaugurando, in occasione di Biennale Venezia 2022, “Human Brains: It Begins with an Idea”, fino al 27 novembre 2022. Il progetto, che ha cominciato a prendere forma nel 2018, assume la forma di un lungo viaggio temporale, che riflette sul cervello umano e sul concetto di intelligenza stessa. Sottolineando già nel titolo la pluralità di “cervelli” e di conseguenza la rispettiva singolarità di ciascun individuo, la mostra, a cura di Udo Kittelmann e Taryn Simon, offre una panoramica multidisciplinare che varia dalla filosofia alla robotica, fino alla neurobiologia, su un tema chiave per la storia dell’uomo. I curatori hanno sviluppato il progetto in collaborazione con un ampio comitato scientifico presieduto dal neurologo Giancarlo Comi e composto da diversi filosofi , giornalisti scientifici, cognitivisti e neurologi di fama internazionale, al fine di compiere un’analisi completa dei processi che hanno portato allo sviluppo degli studi neurologici nel corso della storia.
Al piano terra di Ca’ Corner della Regina, magnifico palazzo rinascimentale che ospita la sede veneziana di Fondazione Prada, il pubblico si interfaccia con video che vedono come soggetto principale il cervello stesso, organo protagonista della mostra; immagini crude e viscerali introducono l’esperienza creando un senso di curiosità nello spettatore che si trova di fronte ad un’immagine forte come il cervello visto dall’interno. Al primo e al secondo piano, sono esposti veri e propri reperti storici, manufatti, disegni e dipinti come “La lezione di anatomia del Dottor Jan Deijman” (1656) di Rembrandt, un amuleto a forma di cuore del tardo periodo egizio (712-332 a.C.), stampe del periodo Edo e tesori di civiltà ancora più antiche come quelle vissute in Mesopotamia. Il percorso tra antichità e manufatti di estremo valore culturale è ulteriormente avvalorato da testi scritti da trentadue autori internazionali e poi letti ed interpretati dal noto narratore George Guidall.
È però nella sala centrale del secondo piano che prende forma l’installazione di Taryn Simon, cuore pulsante dell’esposizione stessa: “The Conversation Machine”, composta da trentadue schermi sui quali conversano psicologi, neurolinguisti e filosofi provenienti da tutto il mondo, in un dialogo alternato e moderato dalla Simon stessa. Come il titolo anticipa, mimando una sorta di ingranaggio, un sistema auto-organizzato che ricorda il cervello stesso, l’installazione presenta i protagonisti delle interviste come partecipanti attivi che ascoltano e rispondono ai quesiti sollevati dai colleghi, alternando movimenti, risposte, lunghe pause silenti, proprio come se stessero impersonificando i componenti fondamentali del nostro cervello, composto da oltre cento miliardi di neuroni.
Il progetto, terza tappa di un percorso triennale che vedrà la propria conclusione tra settembre e ottobre 2022 con “Preserving the Brain”, mostra e forum sulle malattie neurodegenerative, si presenta come un processo evolutivo che intreccia studi umanistici e scientifici, illustrando gli sviluppi e le maggiori scoperte della storia per quanto riguarda la ricerca neuroscientifica.