Dal “c’era una volta” alla corte di re e regine alla cera etica che protegge l’ape regina e la sua corte in pericolo. Non è solo un gioco di parole, ma la sintesi estrema e nello stesso tempo realistica della storia esemplare di un marchio, Cire Trudon, che unisce il passato al futuro. Ossia, la tradizione di una realtà industriale e culturale d’eccellenza (è la più antica manifattura di candele tuttora in attività), all’impegno per affrontare l’emergenza ambientale (di cui il 5 giugno si celebra in tutto il mondo la giornata), partendo da uno dei suoi simboli più trasversali: l’ape, appunto, che nonostante sia uno degli attori principali della biodiversità è oggi fortemente a rischio di estinzione.
Se, quindi, tutte le storie che si rispettano iniziano con un “c’era una volta”, per alcune storie questo vale di più. E nel caso di Cire Trudon, il racconto parte davvero con molti elementi da favola. L’album dei ricordi di Trudon comincia, infatti, all’epoca di Luigi XIV e ha tra le sue ambientazioni anche il palazzo sfarzoso per eccellenza, Versailles. La maison fu fondata a Parigi in Rue Saint-Honoré (ça va sans dire, verrebbe da aggiungere) nel 1643 e presto divenne la fornitrice ufficiale sia della reggia che delle più grandi cattedrali cittadine. Ma se quello fu l’inizio di una tradizione artigianale d’eccellenza, che ha portato il marchio a essere conosciuto in tutto il mondo e inserito ufficialmente in Francia tra i patrimoni della Normandia, oggi, la storia di questa eredità culturale si intreccia con l’impegno per difendere l’ecosistema in pericolo: lo scorso anno l’azienda ha azzerato definitivamente l’utilizzo della cera d’api e convertito le sue pregiate creazioni (in Italia le distribuisce Campomarzio70) a una formula che rimane segreta, ma i cui ingredienti principali, fragranza a parte, sono racchiusi in un mélange di olio di colza, olio di soia e paraffina. Inoltre, sostiene sia direttamente che indirettamente (con parte del ricavato di una specifica candela) un progetto di protezione dell’ape nera europea, specie endemica presente nel nostro continente da oltre duemila anni ed ottima impollinatrice in grado di affrontare la sfida dei cambiamenti climatici dei prossimi anni. Piccola, ma importantissima, insomma.
Peraltro, se da un certo punto di vista quella di Trudon è una storia d’élite, da un altro si lega a una delle tendenze di consumo più pronunciate degli ultimi due anni: nell’era del covid, quando la casa ha ripreso a essere vissuta quantitativamente e qualitativamente molto di più, il mercato delle candele profumate e dei profumi per l’ambiente è cresciuto a dismisura. Già l’anno scorso, i dati della società di ricerche NPD Group parlavano di un +13% negli Stati Uniti (con la parte del leone, +8%, fatta proprio dalla candele) e anche in Italia l’aumento è stato evidente, tanto che se ne è discusso da più parti – Pitti Fragranze compreso – in termini sia culturali che economici.
Dallo stabilimento di Cire Trudon, che dal 1901 si è trasferito a Mortagne-au-Perche, in Normandia e oggi è all’interno del parco naturale ragionale, escono ogni giorno circa 4mila candele nel formato standard di 270 grammi e una decina dei celebri busti in cera dedicati a personaggi emblematici della storia francese, a cominciare da Maria Antonietta e Napoleone ovviamente. Ma quello che colpisce, visitando lo stabilimento, è l’assoluta manualità delle fasi di lavorazione: non soltanto quelle più decorative, come l’applicazione del simbolico cameo o il momento in cui questo viene dipinto color oro, ma anche le fasi più strettamente tecniche. Per esempio, lo stoppino viene girato su se stesso e raddrizzato svariate volte in modo da risultare perfettamente centrato, perché l’alternativa più facile e spesso praticata sarebbe inserirlo nelle fasi avanzate della lavorazione, ma questo comporterebbe un riscaldamento finale della cera e ne altererebbe la qualità olfattiva. Tanto per citare un dettaglio.
Con la stessa cura e attenzione si può dire che venga seguito il progetto Abeille Noire per la tutela dell’ape nera europea. All’interno dello stesso Parco regionale del Perche, in cui si trova Cire Trudon, ha sede anche il Conservatoire de l’Abeille Noire de l’Orne, in una tenuta (con tanto di castello del XV secolo) in cui vengono sia gestite le arnie sia fatta attività di formazione e sensibilizzazione. Dal punto di vista concreto, oltre ai contributi diretti, finisce al progetto il 4% di ogni candela della linea “Cire”, creata appositamente e dedicata alle api fin nella costruzione olfattiva: insieme al bergamotto, alla cannella e al sandalo, mentre brucia, diffonde sentori di miele, assoluta di cera d’api e vaniglia.