“Il cinema? È da sempre una mia grande passione, fin da quando ero bambino. Ma certo non avrei mai pensato di diventare amico di Michael o di Daniel”. Per chi se lo chiedesse, Michael di cognome fa Douglas e Daniel è il Day Lewis, vincitore di tre premi Oscar, l’ultimo, quello ricevuto nel 2013 per la sua interpretazione in “Lincoln” di Steven Spielberg. La foto che lo ritrae con la statuetta in pugno e indosso una magnifico smoking color blu Cina è tra quelle oggi orgogliosamente custodite nella nuova boutique romana di Domenico Vacca, lo stilista italiano innamorato della bellezza e dell’eccellenza del made in Italy, esportata all’estero con tutta la passione che gli appartiene da uomo del sud (Vacca è nato ad Andria, la perla della Murgia, in Puglia).
Una passione oggi fortemente condivisa con i suoi clienti-amici, star del cinema, della musica, dello spettacolo e della politica americana, il Paese dove tutto è possibile e dove i sogni possono sempre diventare realtà. Anche quello di un giovane avvocato che, innamorato della moda, decise vent’anni fa di mettere da parte codici e codicilli a favore di ago e filo, seguendo le “informazioni” del dna di famiglia. “Mia nonna già nel 1925 aveva un atelier ad Andria. I miei genitori, però, desideravano che io diventassi avvocato”, racconta il couturier che ha conquistato Hollywood. Così, dopo la laurea in Giurisprudenza a Bari sono volato negli Stati Uniti, passando prima per uno studio di diritto internazionale a Milano, la capitale del made in Italy”.
Non sapeva, allora, che quel made in Italy più che un nome, un brand, gli sarebbe rimasto poi cucito addosso. “Sì, è vero. Il New York Times mi ha definito ‘il re del lusso’, ma anche ‘ambasciatore del made in Italy’. Molto al di là delle mie previsioni quando decisi di seguire la mia passione, lasciando il diritto per diventare socio di un’azienda sartoriale napoletana. Sono stati anni importanti per mettere a fuoco lo stile e il business. Io volevo creare bellezza, fare dell’eccellenza italiana e del nostro grande artigianato del settore qualcosa di riconoscibile ovunque. E desiderabile. Così, nel 2001, tre mesi dopo l’attentato dell’11 settembre, ho aperto il mio marchio. Una sfida coraggiosa, ma è andata bene. In quel momento, l’inaugurazione della mia boutique sulla Fifth Avenue suonava quasi come una dichiarazione di ritornare a vivere in una città che sembrava, allora, aver perso tutto, smarrito se stessa. Fu importante per molti, non solo per me”.
Ora, vent’anni dopo, la sfida continua e raddoppia: ritornare in Italia, aprire il nuovo indirizzo a Roma, nella centralissima via della Croce, lanciarsi nel mercato immobiliare con due resort extra lusso a Trani e ai confini del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, continuando a fare il pendolare, su e giù con la Grande Mela, sembra davvero impossibile, visti i tempi e le restrizioni dovute prima al Covid e oggi all’invasione dell’Ucraina. Ma Domenico Vacca è persona che non si spaventa tanto facilmente, neanche quando Valentino in persona entrò nel suo negozio a New York. Racconta lo stilita: “Mi avvisarono e io corsi lì, non avevo ben capito cosa stesse succedendo. Valentino è stato molto gentile, mi ha detto che conosceva il mio lavoro, che ne aveva sentito parlare molto bene in termini di qualità e di stile. Cosa che ha poi confermato con una serie di ordini personali”.
E insieme a Valentino anche il cinema, la politica, tra hi-society e avanguardia, alternando palcoscenici elettorali e set cinematografici, tante le star portate sulla strada a senso unico, perché senza ritorno, del grande stile italiano. Che una volta che lo provi non lo lasci più. Come testimoniano Al Pacino, Denzel Washington, Kanye West, John Malkovich, Forest Whitaker e Paul Haggis. Ma anche Ivana Trump e Giuseppe Cipriani, Yoko Ono, lo stilista americano TommY Hilfiger, una vera leggenda USA e Jodie Foster.
“Le mie tre regole d’oro: altissima qualità, vestibilità impeccabile e taglio contemporaneo”, racconta Vacca. “E questo vale per tutti, uomini e donne, in un total lifestyle. Ma, proprio come al cinema, non si deve mai perdere la magia di quello che si sta scegliendo, la maestria dell’arte sartoriale”. Tra Napoli e la Puglia, lavorano per lo stilista couturier italoamericanohollywoodiano oltre 300 sarti per assicurare, nell’era di Internet, velocità e offrire, al tempo stesso, la precisione e il massimo del lusso che solo un capo fatto a mano sa di poter regalare. Oltre a una scelta sofisticata di tessuti, oltre 2mila, e una selezione di pellami preziosi per gli accessori, la Julie Bag tra questi, la borsa divenuta in poco tempo una delle protagoniste delle wishlist. Perché le cose vanno fatte bene, soprattutto se si tratta di moda e si è italiani. “Io mi reputo un buon custode dell’arte sartoria italiana, la proteggo, la difendo proprio come avrei fatto in un tempo lontano, da avvocato”, conclude Domenico Vacca.
“I premi ricevuti (il Best Italian Collection del numero annuale Best of the Best, tra questi) sono sempre una soddisfazione. Ma il riconoscimento più grande alla fine arriva sempre da quel sorriso che un cliente o una cliente, provando un abito o una giacca, rivolgono prima a se stessi, allo specchio, e poi a me. In boutique o sul palco del Kodak Theatre, quel momento per me equivale sempre a vincere un Oscar”.