“A volte i libri riflettono cose della vita, a volte la vita si riflette nei libri.
Tre libri alla volta, un filo rosso che li unisce. Leggere, guardare, emozionarsi”
Maternità è spesso un termine abusato per definire la capacità biologica generatrice di una femmina. Femmina e non donna, perché non c’è bisogno di essere donne per partorire. Ma forse bisogna essere donne per scegliere di essere madri, soprattutto madri non biologiche. È un’esperienza unica e irriducibile, così soggettiva, ma universale. Soprattutto è un significato che non è mai dato una volta per tutte. Le madri modificano la loro posizione nel tempo nei confronti delle loro creature, a volte con consapevolezza, altre con adattamento automatico e graduale. Così facendo modificano anche la propria posizione nei confronti di loro stesse, spostando l’asse della propria esistenza da loro stesse ad altro da sé. Maternità è un’esperienza ambivalente, carica di sottintesi e di non detti, di emozioni contraddittorie, di rese incondizionate e di amore profondo. Forse, se si pensasse a che cosa significa essere madri, si proverebbe talvolta a sottrarsi, spaventate da quel futuro che si apre davanti, immenso e sconosciuto, di cui non si possono controllare se non le variabili più irrilevanti. Forse essere madri è un po’ scommettere su qualcosa di ignoto, su un’idea che ingaggia una parte profonda dell’Io senza certezza di un esito positivo, ma con l’ingenuo pensiero che in qualche modo ce la si potrà fare. Forse, invece, è solo un desiderio strutturale di futuro, di senso, di continuità, di cambiamento verso una vita migliore. Anche se non è la nostra, forse proprio perché non lo è.
Appena uscito in Italia, pubblicato nel 1976 in Francia, questo romanzo è la rappresentazione di un legame non legame tra madre e figlia. Marie è figlia di uno stupro, è figlia di Genie che dopo la violenza subita decide di chiudere la sua vita nel silenzio e per questo è detta “la matta”. Genie lavora sempre, nei campi, nelle fattorie, per garantire a sua figlia un presente e forse un futuro. Marie ha il sacro terrore di perdere la madre sempre indaffarata che non la vuole intorno mai. Solo la notte, a volte, stringe la figlia in un abbraccio morbido, caldo e triste. Madre inarrivabile, figlia alla continua rincorsa di un suo riconoscimento. Marie ha solo lei, Genie è il centro del suo mondo reale e fantastico, ma il suo amore non basta a colmare il vuoto di un’esistenza abusata che si trascina per sopravvivere. Un legame d’amore disperato e scarnificato dalla ripetizione di un destino che sembra chiudere gli orizzonti sempre, nonostante lo sguardo cerchi di levarsi alto verso le stelle. Struggente e meraviglioso.
“Génie la matta” di Inès Cagnatti, ed. Adelphi
Coraline ha undici anni ed ha appena traslocato in una nuova antica casa. Si sente sola, i suoi genitori la trascurano presi dal lavoro e dalla nuova vita. Un giorno Coraline si accorge che in salotto c’è una strana porta murata che sembra collegare il suo appartamento ad un altro. Durante la notte sogna di attraversare quella porta e scopre che al di là del muro c’è una famiglia identica alla sua, un’Altra-madre e un Altro-padre che sembrano migliori dei suoi. La stranezza è che hanno dei bottoni cuciti al posto degli occhi. Per diversi giorni Coraline entra ed esce da Altra-casa, finché Altra-madre chiede a Coraline di restare nel loro altro mondo e non tornare più dalla sua vera famiglia. Ma la richiesta non è gentile, Altra-madre ha rapito i suoi genitori e Coraline dovrà dare prova di coraggio ed intelligenza per tornare alla sua vita precedente. Per ragazzini che trovano il coraggio di affrontare le loro paure di separazione. Per tutti gli adulti che alternano nelle loro vite Altre-madri e Altri-padri, che vivono distratti, che propongono mondi vuoti senza sapere di farlo, che temono di diventare estranei e invisibili. Per chi, almeno una volta nella vita, ha pensato di cambiare famiglia. Ed ha cambiato idea.
“Coraline” di Neil Gaiman, ed. Mondadori, edizione speciale illustrata da Aurélie Neyret in occasione dei vent’anni dalla pubblicazione
Una diva. Una vita travagliata, intensa e costellata di successi e cadute. Una donna dura, grintosa, bellissima e intraprendente. Una madre, anche. Come non ricordare la celebre frase della figlia “Mammina cara” ? Con un brivido lungo la schiena.
“Joan Crawford. Damnatio memoriae di una stella” di Davide Steccanella, ed. Ghibli