Stretching è un termine inglese che tradotto in italiano significa allungamento, ovvero l’insieme di una serie di esercizi finalizzati all’allungamento e al risveglio muscolare, alla base di discipline come lo yoga e il pilates.

Negli ultimi anni, lo stretching sta rivendicando il suo importante e insostituibile ruolo. Se prima rappresentava il completamento di una lezione di fitness o di uno sport in generale, ora sono sempre più in voga le sessioni dedicate esclusivamente a questa attività. Tanto che dagli Stati Uniti si sta diffondendo il nuovo trend – nonché prosperoso business – delle stretching boutique, location esclusive in cui specialisti di questa disciplina insegnano ai propri clienti come sfruttare al meglio le potenzialità e l’energia del proprio corpo.

I benefici che si possono ottenere dallo stretching sono tanti e molteplici. A partire dall’elasticità del corpo e dalla corretta postura, di cui si può godere durante la quotidianità. Sì, perché quando i muscoli si contraggono, a causa delle costanti posizioni scorrette che si assumono durante il giorno, questi ultimi si accorciano e ci portano ad avere posizioni innaturali. In questi casi si cerca di raggiungere una postura corretta facendo inevitabilmente sforzo.

Si può facilmente intuire e immaginare, quindi, che un corpo poco “sollecitato” è un corpo che invecchia precocemente e che una ridotta elasticità muscolare porti ad affaticarsi per il minimo sforzo.

Praticare stretching:
diminuisce la pressione arteriosa favorendo una corretta circolazione del sangue
riduce lo stress psicofisico. In questo caso è fondamentale inspirare ed espirare in modo corretto. L’allungamento ed il rilassamento dei muscoli avviene, infatti, durante l’espirazione
previene le contratture muscolari e articolari, poiché porta il muscolo ad un allungamento estremo in modo graduale e non in modo brusco come avviene durante l’allenamento
contrasta i problemi di artrosi, perché rallenta la calcificazione del tessuto connettivo (fasce muscolari, tendini ecc.)
– è molto utile ai professionisti, in quanto aiuta a migliorare la performance

Per non rischiare di andare a creare più danni che benefici, però fondamentale sapere come praticare in modo corretto lo stretching. Prima o dopo l’allenamento? In entrambi i casi, ma in due modi differenti.
Dinamico: prima dell’allenamento, che sia di tipo cardio o tono, è necessario riscaldare i muscoli che si andranno a coinvolgere durante la sessione, in modo da non iniziare “a freddo”, rischiando di creare traumi articolari e muscolari. In questo caso, quindi, lo stretching equivale più che altro ad un riscaldamento, da effettuare in modo dinamico e mai statico.
Statico: al termine dell’allenamento, è consigliato uno stretching di tipo statico, concentrato sul progressivo allungamento del muscolo man mano che si avverte una minore sensazione di bruciore, senza mai esagerare. L’ideale sarebbe mantenere la posizione dai 20 ai 90 secondi al massimo.
Indipendente: terzo, ma non meno importante, è lo stretching effettuato lontano da un allenamento, come attività a sé stante. Una pratica che, come anticipato all’inizio dell’articolo, è sempre più diffusa e che rappresenta – se si è abituati ad allenarsi costantemente e in modo intenso – un’ottima modalità di recupero. Meglio, però, affidarsi sempre ad un esperto in materia, per non commettere errori comuni.

Quali sono gli errori da non commettere? Il metodo Ongaro ne elenca alcuni.

  1. Ignorare un dolore che non è il bruciore del muscolo allungato
  2. Esagerare nel tentativo di allungamento
  3. Allungare un muscolo in modo estremo a freddo
  4. Fare stretching statico con la muscolatura fredda
  5. Fare esercizi che coinvolgono articolazioni, tendini o muscoli traumatizzati senza un’appropriata supervisione