“Per costruire occorre il gesto creativo, ma anche la costanza nel coltivarlo”.  Una citazione che ben racconta l’universo poliedrico di Lardini, marchio made in Filottrano, che sul buon gusto, tutto italiano, elegante, ma dal lessico contemporaneo, ha costruito una realtà di successo che va avanti da più di quarant’anni. A coltivare ed irrigare letteralmente l’iconico fiore, marchio di fabbrica di Lardini, offrendogli una sfumatura più ironica, audace e anche ambientalista è Pietro Terzini.
Classe 1990, laureato in architettura, con 230k follower su Instagram e una media di 300 ingressi al giorno alla sua prima mostra, allestita fino all’11 marzo 2023 alla Galleria Glauco Cavaciuti, Pietro Terzini è un fenomeno artistico contemporaneo che  è riuscito a sfruttare l’immenso potenziale dei social per mostrare al mondo intero quello che sa fare e che per altro sa fare molto bene. Non a caso, la sua popolarità lo ha portato, oggi, a rielaborare il gusto artistico di una serie di Case di moda di successo. Una di queste è Lardini.

Per la primavera/estate 2023 il giovane ed eclettico artista è stato chiamato all’appello dal brand marchigiano, andando a creare un legame che forse è sempre esistito, ma che semplicemente doveva solo trovare il momento giusto per esprimersi. Se Lardini da sempre punta a mettere a fuoco con il suo stile un nuovo piacere di vestire, delimitando i confini attraverso riferimenti che possono essere ispiranti in ogni tempo e in ogni dove, Terzini, dal canto suo, attinge per lo più dalla realtà “globalizzata, consumista e interconnessa”, e dalla capacità dei brand di “essere sempre più presenti – anche e soprattutto grazie ai social – nelle vite delle persone, non promuovendo soltanto prodotti, ma stili di vita”, come l’artista stesso ha raccontato in una intervista.

Il suo ruolo è quello di prendere l’identità del brand “decostruirla e riattivarla per descrivere in modo diretto e senza retorica la nostra contemporaneità”. Così, Pietro Terzini decide di affrontare i progetti che ad oggi lo portano a rielaborare il dna di un marchio. Come quello di Lardini, con cui ha ideato uno dei progetti chiave della stagione primavera/estate 2023 del brand: “NO RAIN NO FLOWER”, un’espressione figurativa sulla poetica di Pietro Terzini.

Per la realizzazione di questa inedita capsule collection, l’artista ha incentrato il suo lavoro sull’ambivalenza del rapporto che c’è tra estetica pop-fiabesca e profondità della comunicazione visiva, attraverso l’elemento linguistico.

In altre parole, con e per Lardini, ha creato un messaggio preciso, identitario e poliedrico: “NO RAIN NO FLOWER“.
Un claim ricco di consapevolezza ed ironia, che inevitabilmente possiede anche un’anima profondamente ambientalista, all’insegna della sostenibilità e della necessità di offrire una speranza per una nuova primavera delle idee.

Oltre ad aver concepito un claim, la sua idea è stata quella di scomporre l’emblematico fiore, per portarlo in una nuova dimensione: ammorbidendo i contorni dei petali, che ora non seguono più il loro schema grafico rigido, e riconducendoli ad un’estetica pop che sembra nascere dalle pennellate a gouache multicolor. Il risultato è un segno grafico posto come motivo decorativo su t-shirt, felpe e sui taschini degli shorts, in differenti sfumature di colore, oppure come motivo estemporaneo in abbinamento al claim “NO RAIN NO FLOWER”. Una nuova simbologia del vestiario di Lardini riconoscibile, poetica e finemente emozionale.

Disponibile su Lardini.com e nei punti vendita del brand.