In un presente che assomiglia sempre più alla replica di una serie televisiva – più precisamente a qualche puntata di Dallas dove, tra intrighi, potere e denaro, la generazione degli anni ’80 (e non solo) sognava una vita fatta di eccessi – questo ricordo sembra non bastare più e così i Millennial e la Gen Z mettono in atto un piano di recupero di questo immaginario. Una Golden Age americana che potremmo sintetizzare in WASP’s life, cioè lo stile di vita dei White Anglo-Saxon Protestant: aristocratici del Texas trasferitesi nella verde Long Island che crearono quarant’anni fa, inconsapevolmente, un modello al quale ambire per i giovani d’America e d’Europa. Giardini lussureggianti, auto sportive lungo i viali di immense ville newyorkesi e viaggi in Italia sono i simboli di un lusso “moderato” che ora la Gen Z chiama Old Money, lontano dall’ostentazione del contemporaneo reo di aver creato un’estetica rivale dal nome New Money.

Mrs. Jacqueline Kennedy and Mrs. Agnelli in Amalfi before embarking on the yacht Agneta

Una ricchezza tramandata con origini millenarie, che rifiuta la borghesia 3.0 e che ora si traduce in un recupero di un guardaroba fatto di tricot bianchi, fur coat e stivali alla cavallerizza, rifacendosi ai modelli di classe alla Jackie O e Charlotte Casiraghi, avversari dell’estetica 2000. Una divisa nostalgica di un’era passata diventata trend topic su TikTok, dove in un bagliore dorato ancora è permesso, nel tempo di pochi minuti, sentirsi parte di un’élite. Gli stessi dati parlano chiaro e mostrano come TikTok abbia contribuito al recupero di un guardaroba dato per disperso, con le vendite di mocassini in pelle aumentate del 28 per cento e quelle delle gonne a pieghe del 16 per cento.

La moda, ovviamente, non è estranea a questo viaggio nel passato, ma complice di aver attuato un revival delle campagne storiche di Ralph Lauren, maestro indiscusso del Old Money. Come non ricordare le spider bianche e le partite di polo a cornice di abiti di collezioni athleisure, dove il bianco e il blu erano gli unici colori ammessi, capaci di trasportare il pubblico in luoghi lontani, sbirciando da dietro le siepi dell’Est Coast un mondo dall’accesso esclusivo. E non è il solo ad aver fatto parte di questo movimento, anche Louis Vuitton con il suo iconico monogram, Chanel con i suoi blazer e le sue collane di perle, i completi londinesi di Savile Row hanno contribuito. Ma ancor prima dell’arrivo del mito dell’Old Money, esisteva un più comune immaginario preppy, nato negli istituti preparatori per i giovani figli delle esponenti famiglie inglesi del 1800, che poi, una volta trasferitesi in America, per prendere le distanze dai cosiddetti new riches, continuarono il consolidamento di quegli ideali, come riporta la nota guida “The Official Preppy Handbook” di Lisa Birnbach.

Alla base di questi mondi c’è un requisito comune: il denaro, quello tramandato di generazione in generazione. Ma ora: “Non conta il potere d’acquisto, conta solo quanto si è disposti a spendere per quell’idea”, spiega Alexander Fury, autore, critico e giornalista, dispiegando un dibattito tra realtà e social reality, in occasione di un’intervista nella quale ha trattato anche di questo sogno americano a portata di share.

In netto contrasto con l’estetica degli anni successivi, fatta di ostentazione ed esibizionismo, l’Old Money ambisce ad uno status storico che non necessita di conferme. E allora il detto british “Money Talk, Wealth Whispers” (“I soldi parlano, la ricchezza sussurra”) non è altro che lo slogan di un partito sociale e culturale millenario che ancora resiste. Se la ricchezza monetaria è un obbiettivo concreto e reale al quale ambire per la massa, all’aristocrazia non resta che nascondersi dietro titoli e loghi che appaiono come pettorine su giacche e cappotti.

Lo sa bene Celine che rielabora lo stile dei college della Ivy League, apponendo stemmi come fossero loghi su blazer e borse. Un live action di questa estetica arriva nella F/W 22-23 di Miu Miu, con minigonne e tricot mini bianchi che ricordano le storiche uniformi delle tenniste, che, con il golf, il polo e la vela, è uno dei diletti sportivi dell’aristocrazia di stampo classico. Ma anche la nuova direzione creativa di Chanel con Virginie Viard, che nasconde nel tweed un élitarismo alto borghese sempre più vicino all’Old Money. Al contrario, sono pochi, tra i nomi più giovani, ad abbracciare questo immaginario, ma tra i pochissimi a spiccare c’è The Row, con le sue shape organiche e i suoi colori neutri: una reinterpretazione dei codici 70s delle rich family atlantiche.

E che sia la famiglia Rockefeller, quella Kennedy o l’italiana Agnelli, le regole sono le stesse e l’innovazione lascia spazio ad un’aderente riproduzione: una copia esatta resa solo più social. E anche se non è un tag a riportare la Gen Z indietro ad anni mai vissuti, regala l’opportunità a chiunque di farsi cullare dal pallore del passato.