Un’intrepida capitale economica, primogenita di un ‘’boom’’ post guerriglia, lascia spazio, anche se sempre misurato, alla creazione, purché sia sinonimo di ricostruzione. Una giovane rivoluzionaria anni dopo questa rinascita economica e sociale impugnerà uno scalpello e ridefinirà l’immagine, fino ad allora ondulata e fluida, di un’ideale femminile, non più giovane e leggero, ma dalle linee mature e responsabili. Una venere contemporanea che rifiuta l’abito sociale attribuitogli dal sesso maschile, preferendo vestire l’uniforme del nuovo gentil sesso 2.0: meno gentile e più autoritario. Nasce così la donna Prada, che come una divinità terrena, armata di leggi e regole, riscrive la biografia del genere femminile, avvolgendola in una toga di potere e dominio, così da ingannare un sistema patriarcale consolidatosi nei millenni. Un percorso di mutamento costruitosi anno dopo anno, collezione dopo collezione, stereotipo dopo stereotipo, in una rivoluzione dirompente che non si arresta. Immagine di questa emancipazione visiva sono le campagne del brand, che tra, anni ’90 e anni 2000, hanno narrato la storia dei tempi, trasportandoci in una Pradasphere parallela. Tra questa moltitudine di riferimenti e iconografie, sono sette le campagne che hanno fatto da “punto e virgola” in questo storytelling che sembra essere l’unione miscelata di moda, cinema, arte contemporanea ed architettura. Ognuna di queste adv campaign cela un indizio per risalire ad una più complessa indagine sociale.

 

• 1986: dall’interazione creativa di Helmut Newton e Manuela Pavesi, nasce una delle prime campagne storiche di Prada. L’immagine di una donna distesa, una borsa ricolma di banconote e l’effetto graffiante del grigio mostrano il principio di questa rivoluzione, il caso scatenante: un omicidio classista di potere degno di una delle più grandi investigatrici della moda, dove la donna è vittima e l’uomo carnefice. La denuncia è esplicita e Newton ne cattura la crudeltà, in una scena del crimine attentamente composta dalla mente creativa della Pavesi.

 

•1997: Amber Valletta e Glen Luchford. Quest’ultimo ritrae il dramma, la suspance, come se la modella, che osserva dietro una porta quello che succede al di fuori, stia scoprendo realtà a lungo rimaste sconosciute. Una posizione di solitudine e chiusura: è questa l’immagine di denuncia di Miuccia Prada sul ruolo della donna che da sempre è stata educata a guardare con un occhio esterno: quello illusorio dell’uomo.

 

• 1998: atmosfera aliena e pose sofferte sono le protagoniste della campagna. Un testamento visivo di quella definizione di “intimità” alla quale Prada rimarrà sempre fedele. Un ritratto intimo dell’Io della donna piegata da una battaglia interiore, con sullo sfondo il nulla.

 

• 2003: Miuccia Prada decide di esibire un nuovo aspetto della società, quello rivoluzionario alto borghese. Una donna vissuta, catturata da Steven Meisel in una rara pellicola a colori, si mostra in una cornice preziosa (degna della classe sociale di appartenenza) spoglia, sola e sopratutto composta. il risultato? Un quadro surreale, attentamente studiato, ma totalmente finto e “costruito” su fondamenta sociali illusoriamente stabili.

 

• 2012: non si può spiegare il mondo della donna se non si conosce il suo compagno di viaggio: l’uomo. E questo Prada lo sa bene, tanto da riprodurre l’immagine esatta di questo galantuomo di facciata. Così, nella campagna della collezione F/W ’12 esalta la figura neoclassica dell’uomo, in un ritratto di potere e classismo, rifacendosi ai dipinti classici della nobiltà, dove la mascolinità era catturata da pose statiche e portamento rigido: simboli di intransigenza e dominio.

 

• 2015: in bilico tra Prada ed il suo alter ego Miu Miu, la F/W ’15 sembra essere il ritratto dell’infanzia della donna Prada. Tra un rosa ovattato e un pudico celeste, prende forma l’immagine fanciullesca di una futura donna, che sin da subito viene istruita alle linee rette e alle forme rigide. Una collegiale emancipata che conosce le regole del sistema e da subito le fa sue, consapevole del ruolo che andrà a rivestire.

• 2021: la S/S ’21 è forse il ritratto più fresco alla Prada. Un mondo connesso che si regge sulla comunicazione digitale è lo sfondo della campagna, che rivela il potere di questo metaverso dell’ultima generazione: quello dei social media, dove c’è un’attualizzazione del messaggio, ma il contenuto rimane lo stesso. Così, tra domande improvvise e risposte comuni, la prima campagna del duo creativo Prada-Simons è il ritratto fedele di una società nuova, che coniuga al verbo dell’emozione quello meccanico dell’intelletto.