La maestosità di un messaggio come quello culturale, se comunicato con leggerezza e semplicità, ha la capacità di superare barriere come quelle sociali, di età e di genere. Cresciuti in un sistema che educa sin da piccoli a riconoscere e distinguere chi si ha davanti, si è perso quello strumento di contatto umano che è la spontaneità, che come una chiave universale, riesce ad aprire porte su mondi nuovi. La leggerezza di un rapporto, quello tra la moda ed il suo pubblico, diventa così uno dei temi principali per le collezioni di un designer che ha sempre sostenuto la democratizzazione di un lusso inclusivo, anche se solo idealmente, che fosse costruito sulle fondamenta reali di un tessuto sociale vario.

Questo ambizioso creativo era Virgil Abloh, al quale è dedicata la mostra “Coming of Age”, in corso alla Louis Vuitton Foundation a Parigi. Un percorso espositivo con il quale si vuole raccontare come il suo ideatore costruisse collegamenti generazionali e si ponesse come interprete dei desideri dei più giovani, come un uomo al servizio di questi, ai quali non sempre è concesso parlare. Fanciulli cresciuti con una parola digitale, ma non con una da poter esprimere in prima persona, da poter impugnare e declamare davanti a tutti, senza la necessità di ricorrere a mezzi secondari. Abloh l’ha fatto, ha costruito un palco dove potersi esprimere, dove poter parlare, senza critiche e senza applausi, solo poter spiegare a parole chi si è.

Il lusso, nell’idea di Virgil Abloh, non è inaccessibile, ma semplicemente da ricercare nei gesti, nel quotidiano, e proprio con le sue collezioni estende il significato di questa parola sempre più, superando il concetto classista. Un’età tenera, ingenua, anche se solo in apparenza, che nasconde l’ambizione di piccoli uomini che continuano a guidare la ricerca di collezioni realizzate su misura per la generazione Z, anche dopo la sua recente scomparsa.

Così in un ricordo, non tanto della sua attività di designer, ma di uomo, la mostra che viaggia per America, Europa ed Asia, arrivando nelle capitali, è un saluto sentito al padre artistico di una generazione, di un decennio che rivendica uno spazio per sé. E tra una collezione sospesa in un cielo surrealista ed un’altra che riscrive il concetto di utilità per il viaggio (simbolo della maison), il direttore creativo americano del brand francese Louis Vuitton men, con l’aiuto di musicisti, artisti, performer, apre le porte al “possibile”, così da restituire a questi figli del nuovo millennio la capacità di immaginare ed immaginarsi. Forse è questo il lusso autentico di Abloh, quello di poter sorvolare terre immaginarie con la certezza di non cadere.

Lo spettatore è invitato a ritornare a quando il gioco era la regola e la regola un gioco, partecipe di un’esposizione nata per coinvolgere. “Coming of Age” non è un testamento artistico, ma un generoso lascito del “designer di tutti” a chiunque voglia ricordare e ricordarsi fanciullo.