“A volte i libri riflettono cose della vita, a volte la vita si riflette nei libri.
Tre libri alla volta, un filo rosso che li unisce. Leggere, guardare, emozionarsi”.

 

Mi visualizzo la fine dell’anno come il punto più basso di un piano inclinato. Da quel punto guardo verso l’alto per vedere l’anno nuovo; così salgo, mentalmente o realmente, verso una vetta da cui ricominciare. In un attimo velocissimo sono di nuovo in alto. In alto per ricominciare a scendere. Mai a salire. Si scende quando si scia, quando si va sullo scivolo, quando ci si immerge in una vasca da bagno. Si scende sorridendo, perché la fatica è terminata, il panorama è davanti a noi, l’orizzonte si apre vasto agli occhi. In fiduciosa attesa di una nuova alba, di un tramonto di fuoco. Si transita da un anno vecchio ad uno nuovo, scrollandosi di dosso la polvere, lasciando indietro oggetti, persone, accadimenti, come fossero metri camminati oltre l’angolo di una strada. Anche quando la strada è la stessa di sempre. Non importa se l’anno nuovo è solo un giorno dopo un altro, semplicemente. Se non ci sarà l’armageddon a stravolgere la vita di nessuno e forse nemmeno la conquista di chissà che. L’inizio dell’anno è pur sempre un inizio. È una promessa, un desiderio che timidamente vorremmo esprimere, ma teniamo a fior di labbra o stretto tra i denti, un’idea nascosta nell’angolo più spigoloso del cervello. Una lucciola che compare inattesa nel buio della notte.

 

Barcellona: è l’ultimo giorno dell’anno. Fer, Silvia ed Emma andranno a festeggiare a casa di Amalia, la loro mamma. Si ritrovano dopo tempo, portandosi appresso le emozioni di anni speciali e difficili. Anni vissuti da estranei, ognuno nascosto in un angolo di silenzio per pudore o vergogna, per evitare lo sguardo difficile della propria famiglia. Amalia è eccitata, finalmente tutti di nuovo insieme, anche quello squinternato ed inopportuno di zio Eduardo – sperando che non si presenti già ubriaco. Un incontro di solitudini esasperate che mettono in scena un capodanno surreale svelando man mano le fragilità di ciascuno, il desiderio di essere amati per quel che si è, il bisogno di tornare a casa e sentirsi di nuovo accuditi per un po’. Un incontro di creatività e follia, dove anche il decadimento di Amalia si trasforma in originalità e tenerezza. Un romanzo colorato, allegro moderato, si ride e si piange in un mosaico eccentrico che lascia un buon sapore in bocca. Un caldo abbraccio. Transitare con leggerezza e ironia.

“Capodanno da mia madre” di Alejandro Palomas, ed. Neri Pozza

 

 

Quando l’arte divinatoria incontra le profondità dell’IO e la rappresentazione simbolica permette ad ognuno di ritrovare un senso di sé. Un viaggio nella simbologia dei tarocchi da una prospettiva inattesa che scende analitica nell’immaginario collettivo, nella simbologia ancestrale e culturale del desiderio di conoscere il futuro. Il futuro come proiezione del nostro sentire, del nostro modo di leggere il mondo, nel bisogno di personificare ed affrontare le paure e le angosce dell’esistenza. Un originale modo di scendere le scale dell’interiorità e trovare una cura, o almeno un qualche sollievo. Una prospettiva verticale e creativa, puntuale e laterale nella conoscenza del SÉ. Transitare simbolicamente.

“La via dei tarocchi” di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa, ed. Feltrinelli

 

 

Perché da sempre abbiamo cercato di andare oltre. Oltre i limiti di spazio e di tempo, oltre la logica, oltre le scoperte più ardite, oltre i sogni. Come l’uomo ha immaginato di attraversare lo spazio e di esplorare mondi sconosciuti , prima con la fantasia e il desiderio e poi con la razionalità. Immagini prefiguratrici di ciò che si progettava per andare nello spazio, immagini descrittive di ciò che è stato viaggiare nello spazio. Immagini di come avrebbe potuto essere… Se fosse andata diversamente. Un’esplorazione ai confini del mondo s-conosciuto. Transitare dal sogno al logos. E ritorno.

“L’arte della NASA” di Piers Bizony, ed. L’ippocampo